venerdì 13 maggio 2011

LE DITTATURE OCCULTE. (Leggi dal principio Febbraio 2011)

Come gia' detto, l'economia ha di gran lunga anticipato le aspettative via via maturate dal pensiero umano per la realizzazione di un unico territorio privo di limiti spaziali, che comprendesse l'intero globo terrestre.
D'altro canto si e' trattato di un processo molto lento che risale alle prime forme di scambio commerciale fra popoli di diverse culture e origini etniche.
Con l'intensificazione dell'import-export, si e' resa necessaria la regolamentazione del fenomeno di scambio al fine di consolidare il delicato equilibrio economico, tutelando le risorse interne di ogni paese con dazi doganali, stabiliti di volta in volta, in misura variabile in funzione di ogni singolo prodotto e dell'economia interna di ogni nazione.
Le varie politiche estere hanno determinato l'assetto d'equilibrio mondiale dei mercati, non senza speculazioni, contraddizioni e aspri conflitti fra paesi democratici e non, in cui le trattative economiche-commerciali hanno sovente beneficiato della priorita' assoluta benche' i principi di fondo, posti a base della contrattazione, fossero solo univocamente democratici o persino totalmente antidemocratici.
La precedenza assoluta concessa al fattore economico, nella visione di uno sviluppo dinamico che nel corso del tempo avrebbe condotto ad un mercato globale omogeneo ed equilibrato con possibilita' di contaminazioni multiple in ogni rivolo culturale, ha determinato col passare del tempo, scompensi e ricatti dovuti all'eccessivo indebitamento e/o facendo leva sul valore di scambio di ogni singola divisa estera. E' la guerra dell'economia, o anche la dittatura dell'economia. 
L'indebitamento rappresenta generalmente una posta di bilancio ordinaria nella sua misura adeguata, cioe' quando i vari indicatori relativi alla produzione, ai crediti ed al consumo si rapportano ad esso entro parametri che ammettono scarsa flessibilita'. Il mancato rispetto degli indici prudenziali, lo scarso o nullo controllo dell'economia reale interna, cioe' la corrispondenza fra la produzione ed il suo effettivo valore reale, la mistificazione di valore inesistente in corrispondenza di prodotti virtuali altresi' inesistenti, l'abuso di emissione di nuova moneta sul mercato, possono determinare l'innesco di una reazione a catena difficilmente controllabile nell'assetto economico di un paese, e quanto piu' esso e' influente sul mercato internazionale, tanto piu' i suoi partners commerciali sono suscettibili di coinvolgimento passivo nell'onda d'urto circostante.
Quando piu' mercati economici si confrontano intrattenendo scambi commerciali e di titoli, essi creano le condizioni per un grande sviluppo economico; tuttavia l'impostazione politica interna di ogni singolo paese, come a volte accade, non segue i medesimi principi, sicche' e' possibile il verificarsi di attriti dovuti alle differenti visioni, generalmente democratiche e non. Il problema nasce quando gli intrecci economici sono tali per cui ogni paese dipende da un altro come un treno e' formato da piu' vagoni. Potremo sganciare l'ultima carrozza, non la centrale o la prima e la locomotiva rappresenta la Nazione con l'economia trainante, ovvero la piu' indipendente e florida.
Nei precedenti paragrafi, abbiamo accennato alla condizione imprescindibile di base per l'abbattimento di ogni confine territoriale, e cioe' l'istituzione di una democrazia globale ove il rischio di capovolgimenti o prese di posizione repentine, sia quasi o del tutto nullo.
 I rapporti economici che interlacciano stati democratici e stati a regime dittatoriale, vivono costantemente il rischio di fratture dannose all'intero sistema economico mondiale, sicche' la migliore piattaforma globale su cui sviluppare interazioni economico-socio-culturali, rimane l'impianto democratico che ne garantisce la liberta' insieme al rispetto fondamentale dei diritti universali dell'uomo.
La dittatura dell'economia e' occulta in quanto non coinvolge la partecipazione dei cittadini ma ne determina eventualmente il tracollo finanziario.
Con l'avvento dell'era industriale ed ancor piu' post industriale, si e' andata affermando l'istituzione tacita delle corporazioni legate ai settori trainanti dell'economia, quali quelle della scienza o anche dei mass media, o degli istituti bancari. Dette corporazioni svolgono un ruolo altresi' di gestione e controllo di tutto l'establishment economico mondiale, generando a loro volta regimi dittatoriali egualmente occulti, i cui fili sono gestiti da associazioni massoniche piu' o meno lecite e che determinano gli andamenti futuri dell'intero assett globale.
Un discorso a parte meritano la religione e l'esercito, anch'essi detentori di potere non propriamente occulto.
Le istituzioni religiose mirano generalmente al contenimento dell'insurrezione da parte delle masse, offrendo loro alternative escatologiche che ne pacificano l'animosita'.
Fanatismi e integralismi radicali minano dette intenzioni, a volte manipolati da regie di back stage, il cui scopo risiede nel conflittualizzare le differenti visioni creando acuti attriti che sfociano in ripercussioni sociali di stampo terroristico.
Se la totale abolizione dei credi religiosi non produrrebbe di fatto significativi vantaggi, di certo sarebbe quanto meno indispensabile, in un ottica globale, demarcare nettamente la funzione religiosa da quella politica ed istituzionale, confinando i poteri delle congregazioni entro confini prettamente spirituali, nella prospettiva dell'esaltazione morale individuale in una sfera piu' psicologica e intimista che razional politica.
Lo Stato del mondo e' laico per sua naturale evoluzione pragmatica.
Per cio' che concerne il potere militare, nelle sue diverse manifestazioni comprensive di apparati delle intelligence, servizi segreti, corpi di polizia, esercito e quant'altro, v'e' da dire che da sempre esso costituisce il settore tecnologicamente piu' avanzato, l'avanguardia futuristica da cui derivano gli strumenti di cui godiamo con ritardi ciclici di decenni a causa del loro deperimento dovuto all'obsolecenza da competizione fra le varie nazioni.
Sia scontata quindi l'esistenza di un ingegneria superiore e segreta rispetto alle conoscenze di cui viene cibata la massa e di cui sara' possibile, forse, fruire pubblicamente con qualche probabilita' nel corso dei prossimi decenni.
Del pari, gli stessi organi di potere, potrebbero essere detentori di formule scientifiche di enorme portata rivoluzionaria e di segreti che sconvolgerebbero l'attuale ordine costituito, non escludendo l'immortalita' o la stessa invisibilita' dell'essere umano. Si immagini quale impatto sociale determinerebbe la diffusione di tali scoperte fra la gente. Un atto dovuto, secondo il principio universale che sottende i traguardi scientifici quali frutti immediatamente disponibili all'intera umanita', come Sabin  insegna, ma al tempo stesso, portatrici di sperequazioni e conflitti causati dalla loro mercificazione e quindi dall'accessibilita' riservata a pochi privilegiati.
A prescindere dalla mera ipotesi cennata, le forze militari detengono un potere occulto in funzione della competizione in essere con possibili minacce esterne. Un solo esercito mondiale, avrebbe il mandato dai suoi sovrani cittadini ad esercitare tale potere non piu' nell'ottica competitiva fra Stato e Stato, bensi' nell'intento di preservare la loro sicurezza da possibili ed improvvisi colpi di mano tesi al rovesciamento del potere e a destabilizzare certezze acquisite.
La guerra e' lo strumento necessario per contrastare chiunque offenda la pace e la liberta' degli individui. La cooperazione per lo sviluppo di una comunita' globale, che viva in un ambiente gradevole, pacifico ed accogliente, avrebbe come obiettivo l'abbattimento di ogni organizzazione o associazione che non operi esclusivamente per gli individui. Il profitto rappresenterebbe cosi’  un valore relativo, in una societa' in cui il benessere e' diffuso capillarmente, tenuto conto di un assestamento demografico definitivo.
Valutata la soglia massima di ricchezza individuale, oltre la quale il benessere aumenta progressivamente in misura sempre piu’ esile, il surplus generato dovrebbe appartenere alla collettivita' in ragione dei propri bisogni primari e secondari.
Appare oramai destinato all'estinzione, in funzione dei dati statistici di mercato,  il concetto di proprieta', che caratterizza i possedimenti patrimoniali di persone fisiche e giuridiche, mentre va affermandosi sempre piu' la sola disponibilita' di ogni bene in relazione alle necessita', ossia la fruibilita’ di beni di cui si abbisogna di volta in volta, senza implicarne la proprieta', con conseguente beneficio collettivo del disavanzo spesso immobilizzato ed improduttivo, anzi antieconomico.  Una contribuzione solidale alla spesa pubblica di minima entita' e la partecipazione facoltativa all'attivita' artistica e culturale della societa', quale apporto personale all’evoluzione morale e intellettiva collettiva,  completerebbero l'individuo nella sua realizzazione e piena soddisfazione.
Dunque il cosmo, l'universo intorno, lo spazio ignoto in cui siamo, nella limitata visione umana, antropicamente immersi, alla ricerca dello snap singolare da cui discendiamo.





Fiumicino 13 maggio 2011 h. 11.30 am. Mario R. Zampella