Come gia' detto, l'economia ha di gran lunga
anticipato le aspettative via via maturate dal pensiero umano per la
realizzazione di un unico territorio privo di limiti spaziali, che comprendesse
l'intero globo terrestre.
D'altro canto si e' trattato di un processo molto
lento che risale alle prime forme di scambio commerciale fra popoli di diverse
culture e origini etniche.
Con l'intensificazione dell'import-export, si e' resa
necessaria la regolamentazione del fenomeno di scambio al fine di consolidare
il delicato equilibrio economico, tutelando le risorse interne di ogni paese
con dazi doganali, stabiliti di volta in volta, in misura variabile in funzione
di ogni singolo prodotto e dell'economia interna di ogni nazione.
Le varie politiche estere hanno determinato l'assetto
d'equilibrio mondiale dei mercati, non senza speculazioni, contraddizioni e
aspri conflitti fra paesi democratici e non, in cui le trattative
economiche-commerciali hanno sovente beneficiato della priorita' assoluta
benche' i principi di fondo, posti a base della contrattazione, fossero solo
univocamente democratici o persino totalmente antidemocratici.
La precedenza assoluta concessa al fattore economico,
nella visione di uno sviluppo dinamico che nel corso del tempo avrebbe condotto
ad un mercato globale omogeneo ed equilibrato con possibilita' di
contaminazioni multiple in ogni rivolo culturale, ha determinato col passare
del tempo, scompensi e ricatti dovuti all'eccessivo indebitamento e/o facendo leva
sul valore di scambio di ogni singola divisa estera. E' la guerra
dell'economia, o anche la dittatura dell'economia.
L'indebitamento rappresenta generalmente una posta di
bilancio ordinaria nella sua misura adeguata, cioe' quando i vari indicatori
relativi alla produzione, ai crediti ed al consumo si rapportano ad esso entro
parametri che ammettono scarsa flessibilita'. Il mancato rispetto degli indici
prudenziali, lo scarso o nullo controllo dell'economia reale interna, cioe' la
corrispondenza fra la produzione ed il suo effettivo valore reale, la
mistificazione di valore inesistente in corrispondenza di prodotti virtuali
altresi' inesistenti, l'abuso di emissione di nuova moneta sul mercato, possono
determinare l'innesco di una reazione a catena difficilmente controllabile
nell'assetto economico di un paese, e quanto piu' esso e' influente sul mercato
internazionale, tanto piu' i suoi partners commerciali sono suscettibili di
coinvolgimento passivo nell'onda d'urto circostante.
Quando piu' mercati economici si confrontano
intrattenendo scambi commerciali e di titoli, essi creano le condizioni per un
grande sviluppo economico; tuttavia l'impostazione
politica interna di ogni singolo paese, come a volte accade, non segue i medesimi
principi, sicche' e' possibile il verificarsi di attriti dovuti alle differenti
visioni, generalmente democratiche e non. Il problema nasce quando gli intrecci
economici sono tali per cui ogni paese dipende da un altro come un treno e'
formato da piu' vagoni. Potremo sganciare l'ultima carrozza, non la centrale o
la prima e la locomotiva rappresenta la Nazione con l'economia trainante,
ovvero la piu' indipendente e florida.
Nei precedenti paragrafi,
abbiamo accennato alla condizione imprescindibile di base per l'abbattimento di
ogni confine territoriale, e cioe' l'istituzione di una democrazia globale ove
il rischio di capovolgimenti o prese di posizione repentine, sia quasi o del
tutto nullo.
I rapporti economici che interlacciano stati democratici
e stati a regime dittatoriale, vivono costantemente il rischio di fratture
dannose all'intero sistema economico mondiale, sicche' la migliore piattaforma
globale su cui sviluppare interazioni economico-socio-culturali, rimane
l'impianto democratico che ne garantisce la liberta' insieme al rispetto
fondamentale dei diritti universali dell'uomo.
La dittatura dell'economia e'
occulta in quanto non coinvolge la partecipazione dei
cittadini ma ne determina eventualmente il tracollo
finanziario.
Con l'avvento dell'era
industriale ed ancor piu' post industriale, si e' andata
affermando l'istituzione tacita delle corporazioni legate ai settori trainanti dell'economia,
quali quelle della scienza o anche dei mass media, o degli istituti bancari.
Dette corporazioni svolgono un ruolo altresi' di gestione e controllo di tutto l'establishment economico mondiale, generando a loro volta regimi dittatoriali egualmente occulti, i cui fili
sono gestiti da associazioni massoniche piu' o meno lecite e che determinano
gli andamenti futuri dell'intero assett globale.
Un discorso a parte meritano
la religione e l'esercito, anch'essi detentori di potere non propriamente
occulto.
Le istituzioni religiose
mirano generalmente al contenimento dell'insurrezione
da parte delle masse, offrendo loro alternative escatologiche che
ne pacificano l'animosita'.
Fanatismi e integralismi
radicali minano dette intenzioni, a volte manipolati da regie di back stage, il
cui scopo risiede nel conflittualizzare le differenti visioni creando acuti
attriti che sfociano in ripercussioni sociali di stampo terroristico.
Se la totale abolizione dei
credi religiosi non produrrebbe di fatto significativi vantaggi, di certo
sarebbe quanto meno indispensabile, in un ottica
globale, demarcare nettamente la funzione religiosa da quella
politica ed istituzionale, confinando i poteri delle congregazioni entro
confini prettamente spirituali, nella prospettiva dell'esaltazione morale
individuale in una sfera piu' psicologica e intimista che razional politica.
Lo Stato del mondo e' laico
per sua naturale evoluzione pragmatica.
Per cio' che concerne il
potere militare, nelle sue diverse manifestazioni comprensive di apparati delle
intelligence, servizi segreti, corpi di polizia, esercito e quant'altro, v'e'
da dire che da sempre esso costituisce il settore tecnologicamente piu' avanzato, l'avanguardia futuristica da cui derivano gli
strumenti di cui godiamo con ritardi ciclici di decenni a causa del loro deperimento dovuto all'obsolecenza da competizione fra le
varie nazioni.
Sia scontata quindi l'esistenza di un ingegneria superiore
e segreta rispetto alle conoscenze di cui viene cibata la massa e di cui sara'
possibile, forse, fruire
pubblicamente con qualche probabilita' nel corso dei prossimi decenni.
Del pari, gli stessi organi di
potere, potrebbero essere detentori di formule scientifiche di enorme portata
rivoluzionaria e di segreti che sconvolgerebbero l'attuale ordine costituito,
non escludendo l'immortalita' o la stessa invisibilita' dell'essere umano. Si immagini quale impatto sociale determinerebbe la
diffusione di tali scoperte fra la gente. Un atto dovuto, secondo il principio universale che
sottende i traguardi scientifici quali frutti immediatamente disponibili
all'intera umanita', come Sabin
insegna, ma al tempo stesso, portatrici
di sperequazioni e conflitti causati dalla loro mercificazione e quindi
dall'accessibilita' riservata a pochi privilegiati.
A prescindere dalla mera
ipotesi cennata, le forze militari detengono un potere occulto in funzione
della competizione in essere con possibili minacce esterne. Un solo esercito mondiale, avrebbe il mandato dai suoi sovrani cittadini ad
esercitare tale potere non piu' nell'ottica competitiva fra Stato e Stato, bensi' nell'intento di preservare la loro sicurezza da
possibili ed improvvisi colpi di mano tesi al rovesciamento del potere e a
destabilizzare certezze acquisite.
La guerra e' lo strumento
necessario per contrastare chiunque offenda la pace e la
liberta' degli individui. La cooperazione per lo sviluppo di
una comunita' globale, che viva in un ambiente gradevole, pacifico ed
accogliente, avrebbe come obiettivo l'abbattimento di ogni organizzazione o
associazione che non operi esclusivamente per gli individui. Il profitto rappresenterebbe cosi’
un valore relativo, in una societa' in cui il benessere e' diffuso capillarmente, tenuto conto di un assestamento demografico definitivo.
Valutata la soglia massima di
ricchezza individuale, oltre la quale il benessere aumenta progressivamente in
misura sempre piu’ esile, il surplus
generato dovrebbe appartenere alla collettivita' in ragione dei
propri bisogni primari e secondari.
Appare oramai destinato
all'estinzione, in funzione dei dati statistici di mercato, il concetto di proprieta', che caratterizza i possedimenti patrimoniali di persone
fisiche e giuridiche, mentre va affermandosi sempre piu' la sola disponibilita'
di ogni bene in relazione alle necessita', ossia la fruibilita’ di beni di cui
si abbisogna di volta in volta, senza implicarne la proprieta', con conseguente
beneficio collettivo del disavanzo spesso immobilizzato ed improduttivo, anzi antieconomico. Una contribuzione solidale alla spesa
pubblica di minima entita' e la partecipazione facoltativa all'attivita'
artistica e culturale della societa', quale apporto personale all’evoluzione
morale e intellettiva collettiva,
completerebbero l'individuo nella sua realizzazione e piena
soddisfazione.
Dunque il cosmo, l'universo
intorno, lo spazio ignoto in cui siamo, nella limitata visione umana,
antropicamente immersi, alla ricerca dello snap singolare da cui discendiamo.
Fiumicino 13 maggio 2011 h. 11.30 am. Mario R. Zampella