Come anticipato nelle premesse, la politica puo'
tradursi come l'essenza della vita. Ogni azione quotidiana richiede scelte che
comportano responsabilita' e le strategie poste in essere per ottimizzare
l'esistenza si compendiano nella politica personale adottata. La piu' idonea e
favorevole in relazione alle proprie esigenze. Cio' vale in ambito individuale
come in ambito collettivo.
L'ottimizzazione delle risorse collettive di
una comunita' viene raggiunta a mezzo della politica attuata, tenuto conto
delle idee e del pensiero collettivo. La persuasione e la retorica giocano
ruoli fondamentali senza tralasciare l'importanza dell'azione, ovvero la
realizzazione pratica di tutte le strategie elaborate, volte a raggiungere gli
obiettivi preposti.
In ambito democratico, il pensiero politico che si e'
evoluto nel corso della storia, ha raggiunto un equilibrio fra due pensieri
dominanti, quello liberale conservatore e quello progressista riformista. Due
grandi blocchi contrapposti che in questo particolare momento in cui il mondo
intero si misura con profonde e gravi crisi di valori ed economiche, cooperano
in taluni comuni scopi per il bene dei cittadini. Questa osmosi temporanea
costituisce la dialettica democratica, il cui obiettivo primario consiste nella
soddisfazione delle necessita' impellenti della collettivita'. Infatti, come le
piu' rispettose e democratiche carte costituzionali recitano, "la sovranita'
appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e con i limiti dettati dalla
Costituzione".
La
sostanziale differenza che distingue il pensiero liberal conservatore da quello
progressista riformista, consiste nella priorita' che il primo riserva alla liberta'
rispetto all'uguaglianza, al contrario del secondo che predilige in primis
l'uguaglianza, condizione essenziale per una completa liberta'. Inoltre,
l'ideologia conservatrice mira a catturare il consenso elettorale esaltando i
valori dettati dalla tradizione, evitando per quanto possibile il rinnovamento
e proponendo modelli sociali sperimentati e conosciuti; al contrario l'ideologia progressista si propone quale
fautrice dell'adeguamento repentino alla civilta' complessa, introducendo per
lo piu' nuovi modelli di riferimento quali soluzioni in risposta al veloce
cambiamento culturale e sociale.
Entrambe le ideologie mirano ad obiettivi comuni,
ovvero il benessere sociale, ma con diversi presupposti e strategie. Cosa sia
piu' importante e prioritario rispetto alle citate formulazioni e' questione
personale, ma e' forse il caso di chiarire alcuni concetti.
Come si e' gia' detto in precedenza, il libero
arbitrio rappresenta il motore necessario affinche' una collettivita'
interagisca proficuamente, dando vita, nel rispetto delle regole, anche ad un
sistema economico.
Il libero
arbitrio comporta l'impegno della responsabilita', senza il quale viene
infranto il patto della civile convivenza. Sovente, invece, si ritiene che la
liberta' e con essa la felicita', risiedano nel mero possesso della proprieta'
privata, ovvero nella disponibilita' di patrimoni e/o ricchezze che possano
emancipare l'individuo dai suoi vincoli limitanti, ovvero, la sopraffazione
subita, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la subordinazione a poteri dettati
esclusivamente dall'economia.
Cio' induce ad ignorare quelle responsabilita'
derivanti dalla fruizione del libero arbitrio, provocando conseguenze dannose e
irreversibili all'intera comunita'. Non esiste liberta’ che non implichi
responsabilita’.
L'avvento e il dominio del sistema capitalistico
selvaggio, hanno minato valori e concetti posti alle fondamenta dell'essere
umano, quali il diritto alla propria crescita e maturazione, alla propria
affermazione in societa' ed alla propria soddisfazione.
Il potere politico compiacente o asservito a quello
economico, risulta incapace e inefficace a domare gli strapoteri della cattiva
finanza, tradendo il mandato ricevuto e creando ancor piu' delusione,
diffidenza e insoddisfazione generale. Le carte costituzionali garantiscono
tali diritti, e la politica dovrebbe intervenire legiferando, affinche' nessun
ostacolo e di qualsiasi natura, se non il mero rispetto delle regole, si
frapponga fra l'individuo ed i suoi obiettivi.
Purtroppo la realta' odierna dimostra un quadro
tutt'altro che roseo e rispettoso dei diritti e doveri costituzionali.
Le responsabilita' della liberta', essendo ampie e
gravose, vengono eluse facilmente, ritenendo che tutto sommato non sia
indispensabile assumerle, recando in questo modo gravi danni alla comunita'
circostante. Inoltre, come un meme impazzito, l'irresponsabilita' costituisce
infezione del tessuto sociale, che deperisce, si ammala e finisce, logorato
dall'espansione incontrollata, per usare un neologismo, di cellule
neoplastiche.
Ogni individuo che vive nella collettivita' e' libero
in quanto responsabile. Quando l'irresponsabilita emerge, la liberta' muore.
Questa, nei principi generali, costituisce la regola fondamentale per una
civile, pacifica e libera esistenza. Per quanto invece concerne l'uguaglianza,
e' importante distinguere fra uguaglianza meramente economica e uguaglianza
sotto il profilo morale e giuridico. Nei
regimi comunisti trascorsi l'uguaglianza riferiva il suo significato a tutte le
condizioni dell'essere umano, da quella economica a quella etico-morale.
Purtroppo, nella pratica, l’equa distribuzione della ricchezza riguardava la
grande massa, con esclusione illogica dei ceti aristocratici e di potere
politico. In ambito democratico, in cui il sistema capitalistico funge da vero
motore economico, viene garantita, e purtroppo non sempre, la sola parita'
etico-morale, escludendo di fatto la citata uguaglianza economica.
I ceti deboli
ed emarginati ricevono aiuti insufficienti alla conduzione della propria
esistenza e il piu' delle volte soccombono al peso schiacciante dell'economia
di mercato. Ma l'attuazione pratica dell'uguaglianza risulta
difficoltosa persino all'esterno del concetto economico.
Razzismi legati all'etnia, alle religioni, ai sessi,
al pensiero personale ed alla libera espressione, sono fermenti attualissimi
ancora del tutto irrisolti.
Il malcontento sempre piu' ampio, dovuto alla crisi
mondiale in atto, produce ansia per la propria affermazione, e spinto a limiti
estremi, causa estreme reazioni.
Sembrerebbe un circolo chiuso in cui sono
irriconoscibili l'inizio e la fine. Una spirale perversa in cui l'orizzonte
degli eventi ne conferma l'essenza di un buco nero.
Quindi, a prescindere dalla scelta di quale politica
adottare, sembrerebbe prioritario risolvere talune questioni inerenti l'essenza
dell'individuo in societa', con i vari riferimenti costituzionali ed alla carta
universale dei diritti dell'uomo, una volta per tutte e per tutti i paesi
esistenti. Infatti, diversi Stati, nella realta' odierna, disconoscono sia la
Carta Universale dei diritti fondamentali dell'Uomo, sia le istituzioni a
carattere globale, quali l'ONU o la
Corte Penale Internazionale, che ne applicano i principi fondanti.
E' assolutamente necessaria la volonta' unanime di
tutti i paesi del globo terrestre, a stringersi in una coalizione che abbia
quale punto di riferimento unico e insostituibile, l'essere umano.
Quanto descritto nel racconto "La Falsa Vita di
Dick", e' indicativo di come la politica abbia svolto un ruolo prettamente
marginale rispetto alle direttive militari, in virtu' di un solo obiettivo, la
salvezza dell'umanita'. Il libero arbitrio di Dick e' stato puntualmente
condizionato, manipolato e distorto, al punto da inibire la sua piena facolta'
di uomo libero, e da infondergli solo l'illusione di quel libero arbitrio di
cui pensava essere titolare.
L'estensione di questo concetto, ovvero l'illusione di
possedere tale facolta', senza peraltro esserne consapevole, e' questione
filosofica dibattuta, e trova conforto in diverse teorie scientifiche o anche
della cospirazione, secondo cui l'essere umano sarebbe succubo di poteri e
forze superiori, le quali condizionano e indirizzano di volta in volta il suo
volere, a sua insaputa, in guisa tale da rendere ogni sua azione una vana
illusione. Anche se il tema sembrerebbe poco pertinente, esso si lega alla
politica in via indissolubile. Ogni scelta, ogni strategia applicata dal potere
politico, per la soluzione di problematiche sociali, potrebbe altro non essere
che mera illusione, ossia, se esistono davvero poteri superiori che
condizionano a tal punto l'esistenza umana, l'azione politica diviene
l'affannoso annaspare di chi non raggiunge mai la sua meta.
Si e' discusso sin ora di modelli politici teorici in
cui il libero arbitrio ha svolto il ruolo di protagonista, in onore al concetto
democratico. Ma se, ad esempio, interviene un broglio elettorale che favorisce
una anziche' l'altra fazione, determinando la gloria per una e la sconfitta per
l'altra, dunque ogni patto di convivenza civile e' infranto ed il libero
arbitrio degrada al ruolo marginale di mera illusione. E cosi' via, in
un'escalation gerarchica che, partendo dal basso, raggiunge le cime piu' insospettabili. Dall'enorme
potere di Bilderberg, famosa associazione di grandi facoltosi, che secondo
varie scuole di pensiero anche cospirazionista, dirige, condiziona e manipola
l'intera economia mondiale(Strategie della Manipolazione), sino, per eccesso, al grande meccanismo computerizzato,
che, nell'idea di qualche scienziato molto accreditato, governa e stabilisce le
sorti dell'universo intero, in virtu' di un intricatissima quanto sofisticata
rete, simile alle connessioni sinaptiche e neuronali ma di natura quantistica. (Libero Arbitrio: Illusione o Realta')(Non Sense Signifyng).
Sono quindi gli sforzi di ogni individuo finalizzati
ad obiettivi concreti e raggiungibili ? L'esistenza di ognuno, e' oggetto di
sua personale gestione o e', in verita', una riproduzione squallida
dello schiavismo praticato sino alla fine dell'800?
Se cosi' fosse, ogni tentativo unificante risulterebbe
altresi’ illusorio o rischierebbe
persino di favorire l'ascesa del male a caratte globale.
In premessa e' stata citata la possibilita', in
particolare la tesi di Zecharia Sitchin, che la specie terrestre sia un
esperimento ben riuscito e posto in essere da entita' aliene mai ufficialmente
identificate e riconosciute. Diverse di queste teorie animano l'immaginazione
di futurologi, ufologi e studiosi della preistoria, ma purtroppo, anche se
tutto cio' avesse fondamento attendibile, dovremo, per quanto possibile,
attenerci esclusivamente alla nostra, piccola e mediocre, realta' pulviscolare.
L'Universo in cui siamo immersi, come il nostro
personale, e' politico, ma la politica in terra e' ancora in fase gestazionale.
Il progressivo sviluppo della complessita' ha
determinato mutamenti sociali, a volte favorevoli al contesto politico, a volte
deleteri. Il raffinamento delle discipline ha condotto alla particolare
specializzazione in ogni settore, per amor di perfezione e per connotare
scientificamente ogni campo d'indagine.
Anche la politica si e' evoluta recando con se ogni
pregio e difetto relativo alla sua trasformazione. Rispetto al trascorso
trentennio, il linguaggio e' piu' articolato, preciso ed ogni parola riveste
significati univoci, anche se spesso risulta incomprensibile alle masse.
Le filosofie di base, ispiratrici delle varie correnti
di pensiero, sono via via divenute veri e propri trattati di scienze politiche,
dove l'immaginazione e la fantasia, che tanto hanno contribuito alla formazione
delle ideologie, hanno ceduto il passo a complessi manuali d'istruzione per
l'uso, in cui appaiono posologie ed avvertimenti su eventuali effetti
collaterali inenarrabili.
Le direttive fornite dalle segreterie di partito
risultano teoricamente meno rigide del passato, molto attente alle indagini di
mercato circa il consenso elettorale ma anche servilmente chine al dominio dei
mass media, che ne determina successi e catastrofi.
La comunicazione mediatica ha sostituito la dialettica
storica con spot e dichiarazioni telegrafiche di grande impatto subliminale,
accostando il pensiero ideologico ad una semplice operazione di marketing
applicato. Il tutto innaffiato da buon umore e ottimismo costante, ingredienti
necessari alla lungimiranza di progetti e proposte.
Il corpo elettorale, cresciuto all'insegna della
filosofia consumistica, digerisce la politica come qualsiasi prodotto posto in
vetrina e, a seconda delle convenienze, sceglie l'uno o l'altro schieramento
tuttavia fidandosi sempre meno della genuinita' degli ingredienti.
Ecco come il libero arbitrio, nelle sue piu'
embrionali manifestazioni, appare essere non piu' una facolta' acquisita e
concessa dall'impianto democratico ma un diritto fittizio servito a tavolino,
di cui si e' anche paradossalmente debitori e in cui, l'unica vera vittima di
un sistema dettato esclusivamente da interessi economici, risulta essere
l'intelligenza dell'essere umano.
La politica e' stata, e' e dovra' sempre costituire il
vero fondamento dell'attivita' umana in terra. Le conquiste civili raggiunte
con sacrifici impagabili non possono nella maniera piu' assoluta correre anche
solo il piu' piccolo rischio di essere affossate da pochi, incolti e potenti
magnati, eccellenti persuasori del futile e avidi truffatori della verita'.
La visione antropica di un pianeta restituito
all'essere umano ed alle sue prerogative essenziali, benche' immerso nel futuro
del terzo millennio, deve prevalere sull'egemonia invadente e arrogante di
quanto tende a seppellire l'individualita', la diversita' nell'unicita'
promuovendo uniformita' e piattezza intellettiva.
L'esaltazione dell'individuo, quale massimo
rappresentante del pensiero terreno, non puo' affidarsi alle norme di una
Costituzione Universale ne' tanto meno alla sua immagine speculare spedita
nello spazio, se tali fondamenti non siano prima effettivamente applicati a
tutta la popolazione mondiale.
La politica,
nazionale, federale e mondiale, riveste tale arduo ma indispensabile compito.
Restituire cio' che atavicamente appartiene e che fraudolentemente e' stato
sottratto all'essere umano: il libero arbitrio.
Come si e' accennato, l' altro punto fermo che
rappresenta una delle conquiste piu' ambite e sofferte dell'intelligenza umana,
e' l'uguaglianza. Significa l'abbandono totale e definitivo di qualsivoglia
pregiudizio di un individuo sull'altro, in relazione ai piu' svariati motivi di
discriminazione e soprattutto in ambito giudiziario, laddove il potere
economico interferisce manipolando la giustizia. Ogni elemento atto a
differenziare l'uomo, la sua estrazione etnica, culturale e sociale fusa al suo
vissuto esperienziale, costituisce una ricchezza individuale e collettiva solo
se interpretato in un quadro di uguaglianza globale.
Come abbiamo visto, il sentimento della solidarieta',
nella sventura comune, spoglia l'individuo da tale filtro discriminante e
accomuna nelle difficolta', la potenza della coesione e la cooperazione, senza
operare distinguo mutilanti.
Nella realta' odierna, piu' che mai, e' in atto un
processo regressivo in cui popoli stanziali e benestanti rifiutano ospitalita'
a migrazioni di massa dovute a guerre e miserie. Il timore di soccombere per
offrire asilo sulla propria scialuppa di salvataggio ormai piena, prende il
sopravvento, generando panico e reazioni collettive isteriche.
L'antico detto
"mors tua vita mea", riemerge sistematicamente in situazioni
emergenziali, in quanto connaturato al profondo istinto di sopravvivenza che
caratterizza gli esseri viventi, ma e' anche opportuno considerare che il
benessere in generale dovrebbe svolgere una funzione distensiva, che avvicina
culture diverse eliminando ogni fattore discriminante, violenza inclusa. In contesti simili, quest’ultima emerge in via proporzionale alla regressione
dell’individuo al suo stato animalesco. Il ruolo fondamentale della paura
consiste nella pulsione primaria che spinge alla sopravvivenza, scegliendo fra
la fuga e la lotta, e quest’ultima implica violenza.
Ai nostri giorni la violenza gratuita non costituisce
ricchezza interiore e va sempre discriminata, giudicata e condannata. Essa
costituisce la negazione dell'intelletto quando utilizzata come mezzo di
sopraffazione e/o di offesa, e di fatto, colui che ricorre alla violenza per la
propria affermazione, e' solitamente privo di ogni elemento distintivo
dell'essere umano.
Tuttavia, il concetto di uguaglianza per sua propria
natura, abbraccia senza pregiudizi anche tipicita' simili, in considerazione di
una sana politica educativa che ponga rimedio o prevenga le falle fisiologiche
aperte in seno ad ogni comunita'.
Il sistema punitivo nella sua funzione di base, svolge
il ruolo essenziale di supporto sociale, in virtu' del quale, democraticamente
parlando, non la vendetta trova espressione, ma la giustizia.
La privazione della liberta', congiunta alla
rieducazione, costituiscono gli elementi preparatori al reinserimento ed
integrazione sociale. La pena capitale, in atto presso diversi Stati
contemporanei, anziche' rappresentare l'esempio scoraggiante a commettere
violazioni, costituisce tuttalpiu' la forma di massima violenza perpetrata da
uno Stato padrone, colpevole di aver creato i presupposti malsani atti alla
crescita ed allo sviluppo di personalita' deviate se non malate.
Il concetto di
uguaglianza prende ispirazione dal pensiero panteista, secondo cui, ogni forma
vivente esistente, merita il dovuto rispetto in virtu' di una parificazione
totale, in cui l'esaltazione della vita nella sua accezione piu' ampia, conduce
all'apprezzamento di ogni piu' piccola diversita' che non costituisca abuso o
danno per la propria personale esistenza.
Tale ultimo principio e' stato travisato e distorto piu' volte nel
corso dei secoli, anche in ambito religioso, quando, per esempio, la funzione
del movimento illuminista ha rischiato di essere additata quale minaccia al
modello di vita in vigore.
La sete di conquista territoriale e l'egemonia
culturale, hanno determinato massacri fisici e psicologici di grande portata
per tutti i nativi locali e i liberi pensatori, vittime di avidita'
incontrollate e pregiudizi di stampo razzista, con conseguente violazione di
quel rispetto di fondo necessario alla pacifica convivenza.
Uguaglianza e libero arbitrio marciano di pari passo
nell'atmosfera contaminante del globo terrestre, come fenomeni avvolgenti e
pacificanti, veicoli primari di aggregazione e sviluppo economico-sociale.
E' appena il caso di aggiungere qualche breve
considerazione in merito all'argomento di cui in trattazione.
Come si e' detto, la politica assolve alla funzione,
nell'osservanza dei fondamenti costituzionali, di gestire responsabilmente ed
oculatamente l'apparato pubblico, in conformita' all'orientamento prevalso.
Ogni volta che e' necessario ricorrere alle votazioni, si da' vita ad un nuovo
negozio giuridico fra corpo elettorale e candidati all'adempimento del mandato,
col quale, la maggioranza dei cittadini, affida in completa fiducia, ai nuovi
eletti, la gestione della cosa pubblica.
La fiducia rimessa dal popolo trova
corrispondenza nell'impegno totale e disinteressato del nuovo Governo,
all'assolvimento dei suoi doveri, in vista degli obiettivi prefissati e delle
promesse decantate. Le possibilita' di concretizzare quanto riposto nelle
aspettative, non sono sempre certe. La mancata realizzazione di parte o tutte
le tappe previste in calendario, rappresenta una fra le diverse probabilita' di
insuccesso, dovute ad una gestione troppo allegra o persino irresponsabile.
Anche l'ostruzionismo ad oltranza, sebbene inserito
nelle regole del confronto parlamentare, nella sua estrema esasperazione,
costituisce a volte grave danno agli interessi del paese.
E' difficile che un mandato parlamentare riesca a
sopravvivere in carica per il tempo stabilito dalla Costituzione, e, spesso, il
governo al timone, viene sfiduciato per la mancanza della maggioranza al
proprio interno.
Il negozio giuridico di cui in parola, viene quindi
risolto per ricorrere a nuove votazioni e, non essendo previste penali, se non
esclusivamente a carico dei cittadini, traditi ancora e per questo sempre piu'
diffidenti, i politici uscenti si limitano a giustificare le cause del
fallimento, ribaltando le responsabilita' delle conseguenze sui propri
avversari o altri capri espiatori, intascando infine il vitalizio previsto per
la copertura delle cariche istituzionali.
Nessun
risarcimento e' previsto, come quando un negozio giuridico si risolve per
inadempimento contrattuale, a favore del popolo per danni colposi o volontari
arrecati alla nazione, come nessuna interdizione alla copertura di ruoli
istituzionali futuri e' disposta, tant'e' che, i governanti uscenti, quando
colpevoli della risoluzione contrattuale con i cittadini, hanno facolta' di
ricandidarsi immediatamente (Responsabilita' dei Giudici).
Detto sistema, a lungo andare, depriva il paese della
funzione democratica atta a infondere fiducia e autostima in un popolo che, a
conti fatti, preferisce mutare le proprie convinzioni adattando il proprio
spirito e imitando i suoi rappresentanti.
Inoltre, e' necessario ribadire che l'alternanza, nel
suo piu' ampio respiro, costituisce l'ossigeno indispensabile alla
sopravvivenza dell'impianto democratico, sempre che questa sia un'esclusiva
scelta elettorale e giammai una regola meccanica di funzionamento.