mercoledì 20 gennaio 2016

LE FORZE DI SICUREZZA (Leggi dal Principio Febb. 2011).



Per forze di sicurezza intendiamo riferirci ad ogni corpo militare, omnicomprensivo di tutti gli apparati dediti all'ordine pubblico. E' un tema importante, attesa la disparita' di organizzazione all'interno di ogni singola nazione.
A seconda delle funzioni svolte, ad ogni corpo viene riconosciuto maggiore o minor potere, il cui controllo e' esercitato dai Ministeri da cui dipendono, in relazione alle funzioni espletate.
In democrazia, il capo supremo di tutte le forze militari e' sempre il Presidente della Repubblica, o, nel caso di democrazia monarchica, la carica reale piu' alta in grado.
E' accaduto piu' volte, persino nel recente passato, che forze militari abbiano organizzato autonomamente colpi di Stato tesi al rovesciamento del potere in vigore, e in virtu' di tale possibile evenienza', appare sempre indispensabile prevedere e anticipare ogni seppur piccolo sospetto, il cui scopo sia rivolto a questo fine.
L'impianto democratico, pur essendo ben attrezzato da un punto di vista teorico, fallisce quando la difesa delle norme costituzionali, che regolano e garantiscono la liberta', non e' adeguata o viene affidata a organi di dubbia fedelta’  morale.
Non esistono formule o ricette particolari che  scongiurino del tutto il rischio di colpo di Stato,  ma e' comunque opportuno porre in essere tutte le possibili precauzioni prudenziali al fine di ridurre al minimo simili possibilita’. L' Italia, che dovrebbe essere considerata uno fra i paesi meno vulnerabili a tale fattispecie di eventualita’, nel corso degli ultimi sessant'anni, ha rischiato ufficialmente almeno due volte la propria integrita' democratica, per tentativi di golpe falliti miseramente, ed e' possibile che la stessa intenzione sia stata solo teoricamente progettata, senza che la notizia fosse mai divulgata, molte piu' volte (Golpe Perfetto).
I trascorsi di questa nazione hanno visto la peggiore delle realta' del ventesimo secolo, con l'avvento del fascismo e l'infelice alleanza col nazismo.
La devastante esperienza maturata in quel momento storico,  ha determinato la grande prudenza e saggezza dei padri fondatori della Costituzione, che hanno provveduto con opportune misure legislative, a scongiurare ogni possibile rigurgito futuro di quell'ideologia cosi’  catastrofica.
 L’argomento in questione includerebbe di fatto anche la trattazione sul tema della politica, ma, essendo un argomento fra i fondamentali che seguiranno nel percorso intrapreso, ne approfondiremo la natura e le aspettative in seguito, per quanto eroica sia la riduzione del presente minitrattato.
Ammesso che sia prima o poi possibile convincere ogni singolo Stato sulle prerogative vantaggiose che l'impianto democratico offre e garantisce, avremmo almeno raggiunto buona parte degli scopi prefissati, se potessimo almeno uniformare a livello globale, i regolamenti tesi al buon funzionamento delle forze di sicurezza, potendo cosi’ immaginare una nuova era in cui, l’uniformita’ di azione e intervento di ogni singola unita’ operativa, garantisca il necessario e dovuto minimo rispetto alla dignita’ individuale e collettiva.
Significherebbe che, in via teorica, non avremmo piu' casi di torture inflitte arbitrariamente (a tutt’oggi la tortura in Italia contro gli esseri umani non e' ancora un reato), ne' abusi di potere locale.
Non avremmo alcuna disparita' di trattamento del reo colto in flagranza, quale che sia il territorio in cui si consumi il reato, ne' convenzioni particolari fra un paese e l'altro che regolano le modalita' di estradizione e i diritti di ciascuno.
Sebbene gia' in essere limitatamente a talune realta' internazionali, avremmo data base comuni a tutti i corpi addetti alla sicurezza e molti compiti attualmente difficoltosi sarebbero di gran lunga semplificati.
La pianificazione dei poteri e dei doveri di ogni singolo organo militare sarebbe un passo determinante e propedeutico all'immaginario abbattimento di ogni confine.
Le regole che armonizzano il nostro vivere quotidiano avrebbero un valore specifico riconosciuto ovunque e principalmente laddove, seppure esistenti, non sono del tutto applicate o persino trasgredite da chi ne dovrebbe invece garantire l'osservanza.
La funzione essenziale di protezione del cittadino e degli organi istituzionali e' svolta dai corpi militari, su mandato costituzionale. Si tratta dunque un compito fondamentalmente pacifico e comprensivo di tutte quelle caratteristiche presenti in ogni buon genitore. L'istinto di protezione dei propri cari e della prole e' innato e presente a volte persino nell'intimo del peggior criminale.
Ecco perche’, in un quadro prettamente dualistico, sarebbe possibile in via teorica, che, sebbene l’istinto protezionistico prevalga nella maggior parte dei casi, emerga improvvisamente un istinto animale, individuale e/o collettivo, che, in virtu’ del potere in proprio possesso, conduca verso sentieri di giustizia sommaria o personale, affermando l’autoritarismo con violenza, come un comune criminale, che pur adorando il proprio figliolo, fa o farebbe nella maggior parte dei casi. 
In talune localita', infatti e purtroppo, risulta necessario proteggersi dalle milizie invasate di potere. Il semplice possesso di un arma e dell’uniforme, offrono l’occasione di veder affermato il proprio potere, di vincere pregresse, personali e/o collettive frustrazioni e di sentirsi vivi, dispensando sofferenze e ingiustizie.
Cio' accade anche in zone in cui la democrazia e' un'esperienza collaudata e rodata, ma naturalmente e fortunatamente,  si tratta di casi isolati e puniti, se non insabbiati a dovere in nome dell'immagine pubblica, con maggior o minor severita', per la loro specifica rilevanza.
 Il coordinamento fra tutte le forze militari, ivi incluse quelle di polizia e protezione civile, rende praticabile la realizzazione di un ideale che invoca giustizia contro tutti i fenomeni e le realta' che gia' da tempo hanno unificato le proprie forze in barba alle regole, a chi svolge il compito di farle osservare.
Se l'impianto democratico offrisse una tale simile garanzia di successo, ogni cittadino ne sarebbe un fiero e convinto sostenitore. Avremmo quindi norme a garanzia della protezione personale e istituzionale universali.
Un turn over fra tutti i collaboratori di tale elefantiaco progetto, garantirebbe su tutte le possibili distorsioni dei compiti svolti, solitamente prodotte da personali radicamenti nel territorio e dai legami intrapresi nel corso dell'esistenza, favorendo un'autentica e profonda integrazione fra popoli.
La questione delicata, riguarda invece gli armamenti. Oggi vige il criterio secondo cui essere pronti alla guerra, paradossalmente garantisce una pace duratura.
La famigerata atomica che determino' la vittoria degli alleati e pose fine alla seconda guerra mondiale fu caldeggiata con insistenza da Albert Einstein, convinto pacifista e reduce dall'epurazione in atto in Germania. Nel terrore che Hitler fosse molto vicino alla realizzazione della bomba, egli ne chiese il finanziamento al governo americano, unendosi al progetto Manhattan per la sua progettazione e realizzazione.
Nel clima post bellico, dopo la spartizione di Yalta, la guerra fredda fra i paesi occidentali ed il blocco sovietico, alimento' ulteriormente l'escalation agli armamenti.
In effetti la terza guerra mondiale non e' mai ancora avvenuta, sebbene gli armamenti siano stati utilizzati ugualmente in diverse circostanze e non sempre a giusta ragione.
Potra’ mai essere  credibile una forza militare a carattere globale, in possesso di armi e tecnologie avveniristiche, quale garante della pace in terra ?
Nella prima ipotesi abbiamo supposto un'espansione dell'impianto democratico a livello globale per una funzione, diciamo, pianificante delle norme internazionali relative ai poteri e doveri affidati a ciascun esercito e/o polizia.
Detta pianificazione non costituisce ne' uno Stato di polizia ne' un Mondo di polizia. Il potere esecutivo e' previsto in democrazia tanto quanto quello giudiziario e legislativo, ed ognuno controbilancia l'altro. Se questo principio risulta essere valido per una sola nazione, esso sara' efficace ugualmente per il mondo intero.
Cio' che potrebbe allarmare, piuttosto,  e' rappresentato dalla gestione e possesso di armamenti  potenzialmente in grado di distruggere l'intero pianeta.  Ad un’attenta riflessione cio’ costituisce pericolo tutt'oggi, nella realta' frazionata in cui viviamo. Il rischio, infatti, che qualche testa calda, in particolari situazioni di instabilita’ internazionale, faccia ricorso agli armamenti nucleari, e’ di gran lunga piu’ elevato, dell’ipotesi in cui gli stessi armamenti siano oggetto di gestione e controllo da parte di un governo globale, la cui operativita’ sarebbe di certo limitata ai soli casi difensivi della liberta’ costituita.
I rapporti fra Istituzioni governative e militari sono sempre improntati alla massima trasparenza ?  I Ministeri da cui dipendono le forze armate e di polizia, insieme alle Prefetture di zona, sono sempre informate su quanto accade e sui possibili fermenti in atto all'interno degli apparati stessi ? Quali e quante sono le possibili alleanze fra settore politico e strapotere militare ?
Tali sono i punti nevralgici in cui, in relazione alla ricchezza o miseria in cui versa ogni Stato, in riferimento alle risorse di cui dispone ed agli interessi economici di paesi influenti, la fedelta' alle istituzioni puo' venir meno, creando presupposti allarmanti per colpi di mano improvvisi.
A tal scopo e solo a titolo precauzionale, sarebbe importante creare un sistema di forze contrapposte all'interno degli stessi apparati, che garantiscano un permanente equilibrio stabile fra i vertici del settore e i livelli piu' elementari.
E' doveroso a questo punto chiedersi a chi invocare aiuto e giustizia nel caso in cui, nel contesto globalizzato, l'unico esercito militare esistente oltre modo potente, miri al dominio totale e dispotico. Ebbene qui entra in gioco il concetto di disarmo con tutte le sue implicazioni.
La funzione essenziale di una possibile forza militare globale dovrebbe esplicarsi nel garantire pace e sicurezza su tutta la superficie terrestre. A questo scopo non necessiterebbe di testate nucleari ne' di missili intelligenti e meno che mai di mine antiuomo. Questo perche', un governo a carattere globale sarebbe quantomeno obbligato ad effettuare controlli incisivi sulle produzioni di armi belliche, incentivandone finanziariamente la conversione industriale per scopi esclusivamente civili e limitando all'essenziale la produzione di armi poco piu' che elementari.
Le testate nucleari esistenti, dopo l'attuazione di un programma di smaltimento pianificato, diverrebbero anacronistiche ed ingombranti, in considerazione anche del fatto che, nel caso improbabile ma pure possibile, di invasione da parte di civilta' aliene, non avremmo comunque grandi possibilita' di successo.
In tal ultima ipotesi sarebbe piu' oculato sottomettersi per la difesa della specie o eventualmente soccombere dignitosamente.


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