Per forze di sicurezza intendiamo riferirci
ad ogni corpo militare, omnicomprensivo di tutti gli apparati dediti all'ordine
pubblico. E' un tema importante, attesa la disparita' di organizzazione
all'interno di ogni singola nazione.
A seconda delle funzioni svolte, ad ogni
corpo viene riconosciuto maggiore o minor potere, il cui controllo e'
esercitato dai Ministeri da cui dipendono, in relazione alle funzioni
espletate.
In democrazia, il capo supremo di tutte le
forze militari e' sempre il Presidente della Repubblica, o, nel caso di
democrazia monarchica, la carica reale piu' alta in grado.
E' accaduto piu' volte, persino nel recente
passato, che forze militari abbiano organizzato autonomamente colpi di Stato
tesi al rovesciamento del potere in vigore, e in virtu' di tale possibile
evenienza', appare sempre indispensabile prevedere e anticipare ogni seppur
piccolo sospetto, il cui scopo sia rivolto a questo fine.
L'impianto democratico, pur essendo ben
attrezzato da un punto di vista teorico, fallisce quando la difesa delle norme
costituzionali, che regolano e garantiscono la liberta', non e' adeguata o
viene affidata a organi di dubbia fedelta’
morale.
Non esistono formule o ricette particolari
che scongiurino del tutto il rischio di
colpo di Stato, ma e' comunque opportuno
porre in essere tutte le possibili precauzioni prudenziali al fine di ridurre
al minimo simili possibilita’. L' Italia, che dovrebbe essere considerata uno
fra i paesi meno vulnerabili a tale fattispecie di eventualita’, nel corso
degli ultimi sessant'anni, ha rischiato ufficialmente almeno due volte la
propria integrita' democratica, per tentativi di golpe falliti miseramente, ed
e' possibile che la stessa intenzione sia stata solo teoricamente progettata,
senza che la notizia fosse mai divulgata, molte piu' volte (Golpe Perfetto).
I trascorsi di questa nazione hanno visto la
peggiore delle realta' del ventesimo secolo, con l'avvento del fascismo e
l'infelice alleanza col nazismo.
La devastante esperienza maturata in quel
momento storico, ha determinato la
grande prudenza e saggezza dei padri fondatori della Costituzione, che hanno
provveduto con opportune misure legislative, a scongiurare ogni possibile
rigurgito futuro di quell'ideologia cosi’
catastrofica.
L’argomento in questione includerebbe di fatto
anche la trattazione sul tema della politica, ma, essendo un argomento fra i
fondamentali che seguiranno nel percorso intrapreso, ne approfondiremo la
natura e le aspettative in seguito, per quanto eroica sia la riduzione del
presente minitrattato.
Ammesso che sia prima o poi possibile
convincere ogni singolo Stato sulle prerogative vantaggiose che l'impianto
democratico offre e garantisce, avremmo almeno raggiunto buona parte degli
scopi prefissati, se potessimo almeno uniformare a livello globale, i
regolamenti tesi al buon funzionamento delle forze di sicurezza, potendo cosi’
immaginare una nuova era in cui, l’uniformita’ di azione e intervento di ogni
singola unita’ operativa, garantisca il necessario e dovuto minimo rispetto
alla dignita’ individuale e collettiva.
Significherebbe che, in via teorica, non
avremmo piu' casi di torture inflitte arbitrariamente (a tutt’oggi la tortura
in Italia contro gli esseri umani non e' ancora un reato), ne' abusi di potere
locale.
Non avremmo alcuna disparita' di trattamento
del reo colto in flagranza, quale che sia il territorio in cui si consumi il
reato, ne' convenzioni particolari fra un paese e l'altro che regolano le
modalita' di estradizione e i diritti di ciascuno.
Sebbene gia' in essere limitatamente a talune
realta' internazionali, avremmo data base comuni a tutti i corpi addetti alla
sicurezza e molti compiti attualmente difficoltosi sarebbero di gran lunga
semplificati.
La pianificazione dei poteri e dei doveri di
ogni singolo organo militare sarebbe un passo determinante e propedeutico
all'immaginario abbattimento di ogni confine.
Le regole che armonizzano il nostro vivere
quotidiano avrebbero un valore specifico riconosciuto ovunque e principalmente
laddove, seppure esistenti, non sono del tutto applicate o persino trasgredite
da chi ne dovrebbe invece garantire l'osservanza.
La funzione essenziale di protezione del
cittadino e degli organi istituzionali e' svolta dai corpi militari, su mandato
costituzionale. Si tratta dunque un compito fondamentalmente pacifico e
comprensivo di tutte quelle caratteristiche presenti in ogni buon genitore.
L'istinto di protezione dei propri cari e della prole e' innato e presente a volte
persino nell'intimo del peggior criminale.
Ecco perche’, in un quadro prettamente
dualistico, sarebbe possibile in via teorica, che, sebbene l’istinto
protezionistico prevalga nella maggior parte dei casi, emerga improvvisamente
un istinto animale, individuale e/o collettivo, che, in virtu’ del potere in
proprio possesso, conduca verso sentieri di giustizia sommaria o personale,
affermando l’autoritarismo con violenza, come un comune criminale, che pur
adorando il proprio figliolo, fa o farebbe nella maggior parte dei casi.
In talune localita', infatti e purtroppo,
risulta necessario proteggersi dalle milizie invasate di potere. Il semplice
possesso di un arma e dell’uniforme, offrono l’occasione di veder affermato il
proprio potere, di vincere pregresse, personali e/o collettive frustrazioni e
di sentirsi vivi, dispensando sofferenze e ingiustizie.
Cio' accade anche in zone in cui la
democrazia e' un'esperienza collaudata e rodata, ma naturalmente e
fortunatamente, si tratta di casi
isolati e puniti, se non insabbiati a dovere in nome dell'immagine pubblica,
con maggior o minor severita', per la loro specifica rilevanza.
Il
coordinamento fra tutte le forze militari, ivi incluse quelle di polizia e
protezione civile, rende praticabile la realizzazione di un ideale che invoca
giustizia contro tutti i fenomeni e le realta' che gia' da tempo hanno
unificato le proprie forze in barba alle regole, a chi svolge il compito di
farle osservare.
Se l'impianto democratico offrisse una tale
simile garanzia di successo, ogni cittadino ne sarebbe un fiero e convinto
sostenitore. Avremmo quindi norme a garanzia della protezione personale e
istituzionale universali.
Un turn over fra tutti i collaboratori di
tale elefantiaco progetto, garantirebbe su tutte le possibili distorsioni dei
compiti svolti, solitamente prodotte da personali radicamenti nel territorio e
dai legami intrapresi nel corso dell'esistenza, favorendo un'autentica e
profonda integrazione fra popoli.
La questione delicata, riguarda invece gli
armamenti. Oggi vige il criterio secondo cui essere pronti alla guerra,
paradossalmente garantisce una pace duratura.
La famigerata atomica che determino' la vittoria
degli alleati e pose fine alla seconda guerra mondiale fu caldeggiata con
insistenza da Albert Einstein, convinto pacifista e reduce dall'epurazione in
atto in Germania. Nel terrore che Hitler fosse molto vicino alla realizzazione
della bomba, egli ne chiese il finanziamento al governo americano, unendosi al
progetto Manhattan per la sua progettazione e realizzazione.
Nel clima post bellico, dopo la spartizione
di Yalta, la guerra fredda fra i paesi occidentali ed il blocco sovietico,
alimento' ulteriormente l'escalation agli armamenti.
In effetti la terza guerra mondiale non e'
mai ancora avvenuta, sebbene gli armamenti siano stati utilizzati ugualmente in
diverse circostanze e non sempre a giusta ragione.
Potra’ mai essere credibile una forza militare a carattere
globale, in possesso di armi e tecnologie avveniristiche, quale garante della
pace in terra ?
Nella prima ipotesi abbiamo supposto
un'espansione dell'impianto democratico a livello globale per una funzione,
diciamo, pianificante delle norme internazionali relative ai poteri e doveri
affidati a ciascun esercito e/o polizia.
Detta pianificazione non costituisce ne' uno
Stato di polizia ne' un Mondo di polizia. Il potere esecutivo e' previsto in democrazia tanto quanto quello giudiziario e legislativo,
ed ognuno controbilancia l'altro. Se questo principio risulta essere valido per una
sola nazione, esso sara' efficace ugualmente per il mondo intero.
Cio' che potrebbe allarmare, piuttosto, e' rappresentato dalla gestione e possesso di
armamenti potenzialmente in grado di
distruggere l'intero pianeta. Ad
un’attenta riflessione cio’ costituisce pericolo tutt'oggi, nella realta'
frazionata in cui viviamo. Il rischio, infatti, che qualche testa calda, in
particolari situazioni di instabilita’ internazionale, faccia ricorso agli
armamenti nucleari, e’ di gran lunga piu’ elevato, dell’ipotesi in cui gli
stessi armamenti siano oggetto di gestione e controllo da parte di un governo
globale, la cui operativita’ sarebbe di certo limitata ai soli casi difensivi
della liberta’ costituita.
I rapporti fra Istituzioni governative e
militari sono sempre improntati alla massima trasparenza ? I Ministeri da cui dipendono le forze armate
e di polizia, insieme alle Prefetture di zona, sono sempre informate su quanto
accade e sui possibili fermenti in atto all'interno degli apparati stessi ?
Quali e quante sono le possibili alleanze fra settore politico e strapotere
militare ?
Tali sono i punti nevralgici in cui, in
relazione alla ricchezza o miseria in cui versa ogni Stato, in riferimento alle
risorse di cui dispone ed agli interessi economici di paesi influenti, la
fedelta' alle istituzioni puo' venir meno, creando presupposti allarmanti per
colpi di mano improvvisi.
A tal scopo e solo a titolo precauzionale,
sarebbe importante creare un sistema di forze contrapposte all'interno degli
stessi apparati, che garantiscano un permanente equilibrio stabile fra i
vertici del settore e i livelli piu' elementari.
E' doveroso a questo punto chiedersi a chi
invocare aiuto e giustizia nel caso in cui, nel contesto globalizzato, l'unico
esercito militare esistente oltre modo potente, miri al dominio totale e
dispotico. Ebbene qui entra in gioco il concetto di disarmo con tutte le sue
implicazioni.
La funzione essenziale di una possibile forza
militare globale dovrebbe esplicarsi nel garantire pace e sicurezza su tutta la
superficie terrestre. A questo scopo non necessiterebbe di testate nucleari ne'
di missili intelligenti e meno che mai di mine antiuomo. Questo perche', un
governo a carattere globale sarebbe quantomeno obbligato ad effettuare
controlli incisivi sulle produzioni di armi belliche, incentivandone
finanziariamente la conversione industriale per scopi esclusivamente civili e
limitando all'essenziale la produzione di armi poco piu' che elementari.
Le testate nucleari esistenti, dopo
l'attuazione di un programma di smaltimento pianificato, diverrebbero
anacronistiche ed ingombranti, in considerazione anche del fatto che, nel caso
improbabile ma pure possibile, di invasione da parte di civilta' aliene, non
avremmo comunque grandi possibilita' di successo.
In tal ultima ipotesi sarebbe piu' oculato
sottomettersi per la difesa della specie o eventualmente soccombere
dignitosamente.
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