Il racconto pubblicato e'
emblematico di come le vicissitudini terrestri possano all'improvviso subire
deviazioni radicali inaspettate per l'influenza enorme prodotta da fattori che
rappresentano la straordinarieta' di un evento.
Dick, nelle sue molteplici
espressioni, ha rappresentato il "capro espiatorio" per tutte le
nefandezze perpetrate sino dalla sua comparsa. L'agnello sacrificale posto
all'altare di una pace tutto sommato affetta da profonda ipocrisia, risulta
tuttavia efficace nella sua funzione ponendo in discussione l'antica
affermazione secondo cui "il fine giustifica i mezzi".
John Stuart Mill, eminente
economista e filosofo,afferma per esempio "Se tutti gli uomini meno uno,
avessero la stessa opinione, non avrebbero piu' diritto di far tacere
quell'unico individuo, di quanto ne avrebbe lui, avendone il potere, di far
tacere l'intera umanità".
Pur essendo Dick l'uomo
inconsapevole piu' importante del mondo, tuttavia era privo di quel potere. Si
trovo' quindi nella posizione subalterna di chi e' costretto a subire poiche'
il ruolo affidatogli non combaciava con l'intima sua essenza.
Spesso, ascoltando o leggendo la
cronaca, ci si indigna in misura proporzionale all'entita' del numero delle
vittime, quasi trascurando l'importanza rivestita dall’eventuale notizia che
informa sull'unica vittima accertata.
Da qui una grande lezione, ovvero
che la Democrazia insegna al rispetto di ogni singolo essere vivente, quale ne
sia il ruolo nel grande meccanismo che regola l'Universo.
In precedenza abbiamo ipotizzato la
prevedibile coesione unanime della specie a fronte di una minaccia
extraterrestre. La solidarieta', appunto, nasce dal conflitto che mette a
rischio l'esistenza di una persona, dei suoi cari, di un'etnia, di un popolo o
finanche l'intera umanita', ponendo in second'ordine tutte le questioni
domestiche.
Il possibile intento collettivo di
raggiungere una stabile e proficua convivenza tesa all'affermazione del
concetto di unificazione universale, dovrebbe, a rigor di logica, seguire il
percorso inverso a quello citato, ovvero, nessuna entita' minaccia la nostra
esistenza, ma nessuno puo' escludere che cio' avvenga da oggi a domani. Sebbene
vi siano elementi indicativi convincenti a farci scartare l'idea che il sole
non sorgera' domattina, nessuno puo' affermare con assoluta certezza e
precisione che cio' accadrà ancora.
In tale visione, la solidarieta', o
l'esercizio della sua pratica, essendo un elemento trascurato nella
quotidianita' del vissuto, potrebbe svolgere un ruolo tutt'altro che
secondario, probabilmente un dovere civico fra i diversi che regolano l'intera
espressione della vita degli esseri umani.
La solidarieta' e' un istinto alla
sopravvivenza collettiva, ma perche' sia ben viva e presente in ognuno, e'
necessario praticarla, insegnarla e approfondirla in ogni forma, perche' sia
consona all'indole personale dell'individuo. L'esercizio di tale pratica crea
identita', rispetto e buon umore.
La visione egoistica secondo cui ogni forma di
assistenza alla natura e all'individuo sia una doverosa ed esclusiva
prerogativa dello Stato o delle innumerevoli comunita' religiose e non, conduce
lentamente ad uno stato di aridita' interiore, all'indifferenza verso le
meraviglie celate dall'avidita', alla morte intellettuale.
L'accezione del termine solidarieta'
connota una portata enorme di concetti, quali il rispetto per tutti gli esseri
viventi, per la natura, per lo spazio circostante; il coinvolgimento in azioni mirate
alla loro difesa e la partecipazione all'esaltazione dei loro valori; il
contrasto a tutto cio' che boicotta e sopprime gli elementi identificativi
primari dell' identita' terrestre.
L'evoluzione
della civilta' verso l'obiettivo unificante, non puo' escludere dal novero
degli impegni attuali e futuri, tale espressione istintuale che appartiene al
mondo dai suoi primordi.
"Non
e' importante cio' che lo Stato puo' fare per te, ma cio' che tu puoi fare per
lo Stato". Queste le parole di un amatissimo Presidente, John Fitzgerald
Kennedy, che, col suo riformismo ha sollevato questioni da troppo tempo eluse.
Premesso
che, se inizialmente i delegati a rappresentare il popolo, insieme alle
divinita' religiose, hanno rappresentato i corrispondenti "Totem"
tribali a cui ogni etnia si e' riferita nei tempi arcaici, oggi si puo'
agevolmente affermare che essi rappresentano il popolo nella sua piu' completa
espressione.
La solidarieta', in questa ampia visione, si
traduce come la partecipazione attiva alla macchina che regola i rapporti di
civile convivenza, contribuendo alla soluzione di problematiche troppo
imponenti, perche' le Istituzioni siano efficacemente presenti.
"Beata
la nazione che non necessita di eroi", affermava Bertold Brecht, e questo
puo' rivelare quanto sia auspicabile il raggiungimento di un'efficienza
omnicomprensiva e capillare da parte dello Stato. Cio' non implicherebbe
senz'altro la naturale estinzione della solidarieta', che, come si e' detto,
vive indipendentemente dalle condizioni
individuali in ognuno degli esseri viventi, in versione latente, pronta all'uso
per ogni circostanza.
La
necessita' di nutrire costantemente tale sentimento nasce dall'esigenza di
contrastare i torpori prodotti dal benessere. Sia ben inteso che il benessere
rappresenta uno dei principali obiettivi di ogni essere umano e ne e'
assolutamente legittimo e doveroso il raggiungimento collettivo. Il problema
nasce quando, una volta al caldo e in poltrona, il sociale e le sue
problematiche spariscono, sebbene il risultato della serenita' ottenuta sia
dipeso dalle varie interazioni precedenti con esso.
Ci
si dimentica il passato, si escludono le amicizie scomode e si cambia a favore di un perbenismo fondamentalmente ipocrita, ragionando in termini piu'
egoistici.
La presente valutazione e'
frutto di indagini e ricerche sul campo da parte di psicologi e sociologi in
collaborazione multidisciplinare(Il Sole 24 Ore).Il
sentimento solidale appartiene piu' alle classi povere che a quelle ricche. E comunque, va aggiunto, che
anche la solidarieta', nella suo forma piu' organizzata e disciplinata, puo' costituire oggetto d'attenzione di
lobbies non meglio identificate e di mafie attratte dal notevole flusso
monetario.
Il
volontariato e' costituito da un esercito di individui ben intenzionati che
aprono un percorso verso le soluzioni di problemi
sociali altrimenti ignorati o sottovalutati. Incombe pero' la minaccia che quel
percorso resti forzatamente aperto, anche in assenza di necessita', o che le
stesse necessita' siano in qualche modo prodotte e/o
costantemente sostituite.
In
buona sostanza, intorno alla solidarieta' organizzata, e' nata una florida
economia ormai consacrata allo scopo solidale, quindi insopprimibile, anche se
costituisce speculazione, spreco monetario e di energie, in quanto anello di
legame all’establishement dell’economia.
Gli interessi superiori agiscono sempre e solo
in funzione di un profitto, quale ne sia
la fonte. Ma questo e' un argomento che concerne il problema
delle mafie e delle organizzazioni che sfruttano e
speculano sui mali sociali. Sara' questa una tappa importante nel nostro
viaggio ideale per gli innumerevoli sentieri che conducono alla effettiva realizzazione
di un obiettivo unificante
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