venerdì 8 gennaio 2016

LA SOLIDARIETA' (Leggi dal Principio Febb. 2011)

           
Il racconto pubblicato e' emblematico di come le vicissitudini terrestri possano all'improvviso subire deviazioni radicali inaspettate per l'influenza enorme prodotta da fattori che rappresentano la straordinarieta' di un evento.
Dick, nelle sue molteplici espressioni, ha rappresentato il "capro espiatorio" per tutte le nefandezze perpetrate sino dalla sua comparsa. L'agnello sacrificale posto all'altare di una pace tutto sommato affetta da profonda ipocrisia, risulta tuttavia efficace nella sua funzione ponendo in discussione l'antica affermazione secondo cui "il fine giustifica i mezzi".
John Stuart Mill, eminente economista e filosofo,afferma per esempio "Se tutti gli uomini meno uno, avessero la stessa opinione, non avrebbero piu' diritto di far tacere quell'unico individuo, di quanto ne avrebbe lui, avendone il potere, di far tacere l'intera umanità".
Pur essendo Dick l'uomo inconsapevole piu' importante del mondo, tuttavia era privo di quel potere. Si trovo' quindi nella posizione subalterna di chi e' costretto a subire poiche' il ruolo affidatogli non combaciava con l'intima sua essenza.
Spesso, ascoltando o leggendo la cronaca, ci si indigna in misura proporzionale all'entita' del numero delle vittime, quasi trascurando l'importanza rivestita dall’eventuale notizia che informa sull'unica vittima accertata.
Da qui una grande lezione, ovvero che la Democrazia insegna al rispetto di ogni singolo essere vivente, quale ne sia il ruolo nel grande meccanismo che regola l'Universo.
In precedenza abbiamo ipotizzato la prevedibile coesione unanime della specie a fronte di una minaccia extraterrestre. La solidarieta', appunto, nasce dal conflitto che mette a rischio l'esistenza di una persona, dei suoi cari, di un'etnia, di un popolo o finanche l'intera umanita', ponendo in second'ordine tutte le questioni domestiche.
Il possibile intento collettivo di raggiungere una stabile e proficua convivenza tesa all'affermazione del concetto di unificazione universale, dovrebbe, a rigor di logica, seguire il percorso inverso a quello citato, ovvero, nessuna entita' minaccia la nostra esistenza, ma nessuno puo' escludere che cio' avvenga da oggi a domani. Sebbene vi siano elementi indicativi convincenti a farci scartare l'idea che il sole non sorgera' domattina, nessuno puo' affermare con assoluta certezza e precisione che cio' accadrà ancora.
 In tale visione, la solidarieta', o l'esercizio della sua pratica, essendo un elemento trascurato nella quotidianita' del vissuto, potrebbe svolgere un ruolo tutt'altro che secondario, probabilmente un dovere civico fra i diversi che regolano l'intera espressione della vita degli esseri umani.
La solidarieta' e' un istinto alla sopravvivenza collettiva, ma perche' sia ben viva e presente in ognuno, e' necessario praticarla, insegnarla e approfondirla in ogni forma, perche' sia consona all'indole personale dell'individuo. L'esercizio di tale pratica crea identita', rispetto e buon umore.
 La visione egoistica secondo cui ogni forma di assistenza alla natura e all'individuo sia una doverosa ed esclusiva prerogativa dello Stato o delle innumerevoli comunita' religiose e non, conduce lentamente ad uno stato di aridita' interiore, all'indifferenza verso le meraviglie celate dall'avidita', alla morte intellettuale.
L'accezione del termine solidarieta' connota una portata enorme di concetti, quali il rispetto per tutti gli esseri viventi, per la natura, per lo spazio circostante; il coinvolgimento in azioni mirate alla loro difesa e la partecipazione all'esaltazione dei loro valori; il contrasto a tutto cio' che boicotta e sopprime gli elementi identificativi primari dell' identita' terrestre.
L'evoluzione della civilta' verso l'obiettivo unificante, non puo' escludere dal novero degli impegni attuali e futuri, tale espressione istintuale che appartiene al mondo dai suoi primordi.
"Non e' importante cio' che lo Stato puo' fare per te, ma cio' che tu puoi fare per lo Stato". Queste le parole di un amatissimo Presidente, John Fitzgerald Kennedy, che, col suo riformismo ha sollevato questioni da troppo tempo eluse.
Premesso che, se inizialmente i delegati a rappresentare il popolo, insieme alle divinita' religiose, hanno rappresentato i corrispondenti "Totem" tribali a cui ogni etnia si e' riferita nei tempi arcaici, oggi si puo' agevolmente affermare che essi rappresentano il popolo nella sua piu' completa espressione.
 La solidarieta', in questa ampia visione, si traduce come la partecipazione attiva alla macchina che regola i rapporti di civile convivenza, contribuendo alla soluzione di problematiche troppo imponenti, perche' le Istituzioni siano efficacemente presenti.
"Beata la nazione che non necessita di eroi", affermava Bertold Brecht, e questo puo' rivelare quanto sia auspicabile il raggiungimento di un'efficienza omnicomprensiva e capillare da parte dello Stato. Cio' non implicherebbe senz'altro la naturale estinzione della solidarieta', che, come si e' detto, vive indipendentemente dalle condizioni individuali in ognuno degli esseri viventi, in versione latente, pronta all'uso per ogni circostanza.
La necessita' di nutrire costantemente tale sentimento nasce dall'esigenza di contrastare i torpori prodotti dal benessere. Sia ben inteso che il benessere rappresenta uno dei principali obiettivi di ogni essere umano e ne e' assolutamente legittimo e doveroso il raggiungimento collettivo. Il problema nasce quando, una volta al caldo e in poltrona, il sociale e le sue problematiche spariscono, sebbene il risultato della serenita' ottenuta sia dipeso dalle varie interazioni precedenti con esso.
Ci si dimentica il passato, si escludono le amicizie scomode e si cambia a favore di un perbenismo fondamentalmente ipocrita, ragionando in termini piu' egoistici.
La presente valutazione e' frutto di indagini e ricerche sul campo da parte di psicologi e sociologi in collaborazione multidisciplinare(Il Sole 24 Ore).Il sentimento solidale appartiene piu' alle classi povere che a quelle ricche. E comunque, va aggiunto, che anche la solidarieta', nella suo forma piu' organizzata e disciplinata, puo' costituire oggetto d'attenzione di lobbies non meglio identificate e di mafie attratte dal notevole flusso monetario.
Il volontariato e' costituito da un esercito di individui ben intenzionati che aprono un percorso verso le soluzioni di problemi sociali altrimenti ignorati o sottovalutati. Incombe pero' la minaccia che quel percorso resti forzatamente aperto, anche in assenza di necessita', o che le stesse necessita' siano in qualche modo prodotte e/o costantemente sostituite.
In buona sostanza, intorno alla solidarieta' organizzata, e' nata una florida economia ormai consacrata allo scopo solidale, quindi insopprimibile, anche se costituisce speculazione, spreco monetario e di energie, in quanto anello di legame all’establishement dell’economia.
 Gli interessi superiori agiscono sempre e solo in funzione di un profitto, quale ne sia la fonte. Ma questo e' un argomento che concerne il problema delle mafie e delle organizzazioni che sfruttano e speculano sui mali sociali. Sara' questa una tappa importante nel nostro viaggio ideale per gli innumerevoli sentieri che conducono alla effettiva realizzazione di un obiettivo unificante


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