Cio' che caratterizza il sistema corporativo prende
spunto dall'organizzazione gerarchica militare. Una forte quanto ampia coesione
di forze, capace di spostare una montagna, puo' rivelarsi dannosa e
antieconomica per tutto il sistema sociale.
Le corporazioni, intese quali compatte e univoche
aggregazioni di forza, nascono poco a poco in seno al regime fascista, con la
funzione di affermare un potere non scalfibile.
Si tratta di un fenomeno gia’ presente in epoche
pregresse e sebbene accettato in via uniforme a livello popolare per
l’indiscussa sua potenza, tuttavia il relativo riconoscimento rimaneva tacito e
relegato ai livelli aristocratici. Si
pensi allo strapotere delle prime banche d’affari gestite da nobili altolocati
dell’epoca.
Solo con Mussolini le corporazioni vantarono uno
status, per cosi’ dire, giuridico, che le parificava di fatto a vere e proprie
organizzazioni associative settoriali, ben inserite nel tessuto produttivo e
dei servizi, che provvedevano alla spartizione dei mercati, non senza lotte
intestine e competizioni sleali.
"Tutti per uno, uno per tutti", potrebbe
apparire uno slogan democratico e universalmente integrante. Purtroppo,
essendosi le corporazioni sviluppate nell'ambito di numerosi settori economici
e associazionistici, hanno dato luogo a conflitti acuti dipendenti da
competizione esasperata e illegale, esaltazione e rivendicazione della propria
identita' associativa, a scapito del riconoscimento di quelle altrui ed infine
l'erezione di un sistema sociale simile al tradizionale quanto anacronistico
sistema delle caste indiano.
Quindi preclusione e pregiudizio, emarginazione e
disconoscimento del valore meritocratico, hanno via via conclamato la propria
presenza corrompendo cio' che l'ideale democratico prevedeva per l'uguaglianza
degli esseri umani, a prescindere dalla razza, dalla religione e dal pensiero
politico.
Presso le realta’ rurali, allora come ai tempi
odierni, l’autoctono di fronte allo straniero, era uso chiedere a quale
famiglia appartenesse, per valutarne la discendenza, la serieta’ e soprattutto
le disponibilita’ economiche. A tutt’oggi il concetto non muta, anche nei
contesti urbani. In
breve, a chiunque scelga di non appartenere ad una associazione, ad un clan o
cartello come dir si voglia, ad una religione o ad una corrente di pensiero
politico, a qualsiasi tifoseria sportiva, rinunciando cosi’ a ogni specie di
protezione e/o confezionamento, viene attribuito un valore pari a zero, senza
tener conto che il numero zero ha un importanza matematica non trascurabile e
che persino nel sistema binario, che e’ alla base del funzionamento dei moderni
computers, zero e' pari ad uno senza alcuna discriminazione quantitativa o
qualitativa(Corporazioni e Giornalismo).
La semplice esistenza in vita, quindi, non appare
sufficiente, alla luce delle valutazioni odierne, a generare un senso di stima
e fiducia sociale, altrimenti presente quando si gode della garanzia di questa
o quell’altra organizzazione.
Il sistema corporativo pecca di presunzione, razzismo
e autoritarismo, quando pretende di stringere a se’ i propri adepti, legati da
catene ancor piu’ robuste delle garanzie e liberta’ che esso concede. Si rivela
inoltre fonte di aspre reazioni e divergenze, allorquando il proprio territorio
di intervento risulta minacciato dal libero arbitrio altrui. Rafforza il
nepotismo e il sistema clientelare, replicando il proprio modello di concezione
gerarchica in ogni rivolo della sua gigantesca estensione.
Si stabiliscono corridoi preferenziali, strategie
discriminanti volte sia all'affrancamento che all'affossamento. Si erigono
roccaforti di potere politico-economico impenetrabili e longeve, il tutto
garantito da una compattezza interna pretesa, se non estorta illegalmente, circa
la fiducia riposta agli obiettivi prefissati, quali essi siano.
Questo sistema inficia alle fondamenta gli intenti
democratici per una societa' giusta e imparziale, meritocratica e libera nella
sua essenza. Il modello di riferimento a cui si ispira, ovvero di stampo
militare, presenta nel corso della storia, numerose illogicita' frutto
dell'impostazione gerarchica blindata.
Vale a dire che le motivazioni prese a base delle
proprie decisioni non sempre coincidono con gli interessi generali della
collettivita’, essendo esse frutto di ripicche prodotte da antagonismi
amplificati, ma soprattutto, che nessuno all'interno della scala gerarchica
puo' avanzare critiche o migliorie senza
rompere il patto massonico, andando incontro, quindi, a sicure e
spiacevoli conseguenze.
Da qui l'emersione del mobbing quale arma di
distruzione psicologica in ambito lavorativo. Una strategia decostruttiva della
personalita’ che mira a dequalificare con la sistemica e costante umiliazione,
l’autostima di chiunque osi interporsi nella scala gerarchica delle risorse
umane, proponendo nuove e piu’ dinamiche soluzioni logistiche. Sicche’
l’organizzazione interna di ogni organismo, che si tratti di impresa,
associazione, o anche comparti dei settori pubblici, si riduce spesso ad una mera
replica del modello al vertice dirigenziale, che ne stabilisce principi, regole
e modalita’, secondo uno schema, appunto, rigidamente corporativo.
Il sistema sociale, cosi’ riconosciuto, provvede a
cristallizzare ogni ceto sociale ed ogni cultura all'interno della sua nicchia
di competenza, grande o piccola che sia, creando forse si, alta
specializzazione, ma in un contesto di aridita’ generale, e privando al
contempo, tutto l’impianto dell’ossigeno sufficiente ad una sana e dinamica
interazione con le parti sociali.
Il sistema indiano delle caste sociali ne e’ una
tipica rappresentazione che, nel rispetto del formalismo tradizionale, appare
del tutto anacronistica in confronto ai valori culturali occidentali acquisiti
in secoli di lotte e rivendicazioni.
Non solo un mondo unificato ma anche solo una nazione,
nella sua particolare realta', soffrirebbe di tale schema a comparti di
settore.
Un danno sociale ed economico di profonda matrice, che
stigmatizza e preclude ogni possibilita'
di sviluppo intellettuale, culturale ed economico.
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