giovedì 28 aprile 2011

LA GLOBALIZZAZIONE. (Leggi dal principio Febbraio 2011)


          Ai fini della comprensione di cio' che possa significare un mondo senza confini sarebbe necessario soffermarsi sul concetto di globalizzazione e sulle varie proiezioni legate a tale visione.
 Si e' detto che non sarebbe possibile immaginare il nostro pianeta unito se non in un contesto del tutto democratico, a garanzia del rispetto verso qualsiasi essere vivente.
 Il processo di unificazione attualmente in atto concerne esclusivamente l'economia, sebbene molte convenzioni multilaterali fra gli Stati esistenti indirizzino il proprio impegno verso una collaborazione reciproca su tutti i fronti che non appartengono strettamente ai mercati.
Cio' rivela la volonta' di fondo tesa all'unificazione, probabilmente in affanno rispetto alla velocita' dimostrata dall'economia, la quale, inseguendo profitti extraterritoriali, si e' inoltrata in operazioni che hanno sottomesso governanti e consumatori creando ramificazioni settoriali in ogni luogo, preferendo i mercati poveri, laddove il costo del lavoro e' ultra conveniente, ed i mercati ricchi, per la distribuzione dei prodotti destinati alle classi sociali benestanti, determinando piu' volte lo snaturamento di realta' tipiche locali a favore della standardizzazione indiscriminata industriale e commerciale.
Il sogno capitalista espansionistico ha cosi' realizzato la deregulation antropologica, proiettando frammenti di cultura industriale occidentale in territori oggettivamente impreparati all'impatto economico-culturale, e causando quindi scompensi di varia natura, nello svilire l'autenticita'  di contesti a lungo preservati da ogni tipo di contaminazione.  
Tale specie di globalizzazione economica e' invasiva e deturpante dei valori e tradizioni positive di ogni singola comunita', e la complicita' della politica  malata di avidita' ne ha favorito lo sviluppo.
La globalizzazione responsabile e' democratica nella pianificazione del progresso, evitando l'imposizione di modelli sociali e culturali quali fossero la sola reale visione unificante, e iniettando piuttosto l'idea di uno sviluppo globale che abbia come  condizione l'esaltazione dell'originalita' individuale associata allo sfruttamento delle risorse naturali locali.
In tal senso tendera' ad instillare non piu' i propri logos, bensi' i concetti di memi e moni come rispettivamente Richard Dawkins e Laszlo Mero ipotizzano per la diffusione autoreplicante di cultura ed economia, in un panorama complessivo all'insegna del rispetto e dell’originalita’.
 Quando ogni territorio raggiungera' la capacita' di relazionarsi pacificamente con il resto del mondo, in un continuo scambio di ricchezza culturale ed economica, in un equilibrio caratterizzato da solide basi democratiche, allora i confini preesistenti risulteranno inutili ed anacronistiche barriere che, in tempi pregressi, determinavano il concetto di import-export oramai obsoleto.
Tutto appartiene a tutti senza distinzioni di valuta, di razza, di sesso e religione.
Si dira' che molti secoli passeranno prima che tale profezia si avveri, o forse che si tratti solo di utopie evanescenti, eppure il processo storico in cui il nomadismo ha ceduto il passo agli insediamenti stanziali o anche la soppressione del capo tribu' per la costituzione della comunita' fraterna totemica non sono altro che i prodromi della nostra attuale civilta'.  
L'organizzazione sociale contemporanea ha sostituito il capo tribu' con lo Stato democratico, punto di riferimento indispensabile per la psicologia collettiva, che ha spesso necessitato di un leader incarnato nelle fattezze umane, generando dispotismi intollerabili. L'evoluzione della civilta' ha creato un leader virtuale, che rappresenta indistintamente tutta la comunita', gestito da membri eletti dalla comunita' stessa e che svolge la funzione protettiva e severa che rivestiva il vecchio capo tribu'. Il sentimento che agisce da collante sociale e' la fraternita'  legata all’uguaglianza, le cui garanzie sono ripagate dalla fedelta' riposta allo Stato, che applica la giustizia, regola e pacifica le relazioni e si occupa dello sviluppo economico.
Se e’ vero che l’idea di un eventuale colonizzazione della terra da parte di entita' aliene, di cui si e' accennato in precedenza, potrebbe provocare un’improvvisa coesione fra gli esseri umani, e’ altresi’ possibile che ciascuno segui il proprio esclusivo interesse alla salvezza a danno degli altri.
Il  grande salto evolutivo che la popolazione mondiale attende, non puo’ risiedere nella visione unipersonale ma deve riflettere l’interesse collettivo senza distinzioni di sorta.
 Teorici e profeti ipotizzano un'estinzione di massa nel giro di qualche secolo, e per l'esplosione demografica, e per lo scarso rispetto nutrito per il pianeta. Altri prevedono catastrofi immense e su queste fantomatiche visioni va sviluppandosi la cultura egoistica dell'esistenza che produce disinteresse verso le generazioni future, sintetizzando l'essenza della vita in un quadro prettamente edonistico.
Se seguissimo semplicemente il nostro istinto di conservazione, inserito in una visione prudenziale di cio' che il futuro puo' riservare, sarebbe possibile raggiungere tappe importanti anche in brevi lassi di tempo.



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