La pulsione primaria che promuove l'idea unificatrice
del mondo intero, nasce essenzialmente da propositi umanitari, che perseguano
gli indirizzi assoluti volti allo sviluppo della cooperazione fra i popoli e
all'abolizione della guerra e di ogni conflitto minore interno.
Come diverse moderne carte costituzionali recitano, la
guerra e' lo strumento necessario al
solo fine difensivo di una nazione. Se ne deduce che gli armamenti e gli
investimenti militari dovrebbero essere rivolti alle sole emergenze che costituiscano
minaccia all'ordine stabilito di ogni paese. Di recente invece assistiamo a cio' che da secoli rappresenta la peggiore delle soluzioni per arginare conflitti: la guerra. Il 24 febbraio 2022, la Russia capeggiata da Putin ed i suoi oligarchi, ha aggredito l'Ucraina, rivendicando il diritto di impossessarsi di una regione del paese a forte connotazione russofona, il Donbass. I conflitti armati sono ancora in corso, e le conseguenze fra profughi e vittime civili e militari, disastrose. Oltre a cio', numerosi sono i colpi di stato avvenuti in Africa, con le solite giustificazioni di rendere stabile il paese ridotto al collasso economico e/o per l'affermazione dei credo religiosi di maggioranza. Ultima espressione di conflitti mascherati da contrapposizioni religiose rimane l'integralismo islamico che dall'11 settembre 2001, con l'attentato pepetrato contro gli Stati Uniti d'America , ha consolidato la sua posizione terroristica nel tentativo di affermare con la violenza i propri modelli di vita alle culture occidentali. Tale fenomeno si e' manifestato recentissimamente in Israele, con l'attacco violento e sanguinario da parte del regime palestinese di Hamas del 7 ottobre 2023, contro l'occupazione indebita israeliana di alcuni territori palestinesi e naturalmente contro la cultura religiosa ebraica. Un conflitto nato dal giorno della proclamazione dello stato di Israele.
L'uso della forza di un uomo sull'altro uomo,
rappresenta da sempre il sistema piu' efficace e diretto per il conseguimento
di un obiettivo. Dal mezzo fisico muscolare, alle armi sino a quello
psicologico, l'uso della coercizione costituisce di per se' violenza perche'
costringe in via coatta ad azioni canalizzate nella direzione contraria alla
volonta' della vittima, e la logica imperante, eccezion fatta per il grande
avvocato dei diritti civili Ghandi, vuole che a violenza risponda violenza, in
una escalation difficilmente controllabile, sino alla vittoria o comune
sconfitta delle parti contendenti.
Ogni regime dittatoriale ha dimostrato che la
repressione fisica e mentale di un popolo produce altrettanta intemperanza tesa
alla difesa di un diritto inalienabile, il libero arbitrio, per il cui
esercizio e' stato versato sangue e patite sofferenze inenarrabili. Le
centinaia di organizzazioni internazionali che operano nei piu' svariati
settori, quali l'economia, la politica, la medicina, le scienze in generale,
nell'esercizio dei propri fini specifici, svolgono anche il ruolo indiretto
diffusore di un'idea illuministica che restituisca ad ogni individuo la propria
dignita' di essere umano col beneficio di tutti i diritti connessi alla sua
esistenza, come descritti nella carta fondamentale dei diritti universali
dell'uomo. Cio' premesso, ipotizziamo di aver raggiunto per improvvisa
maturazione globale, l'obiettivo unificante, immaginando che il mondo sia
giunto alla autoconsapevolezza di un'unica pulsazione cardiaca, un respiro
profondo che renda armoniosa la vita in terra e nell'universo intero, e interroghiamoci
dunque, alla luce di tale realta' acquisita, sulla reale necessita' di
armamenti posti a base della nostra difesa per garanzia di pace in terra o da
eventuali attacchi extraterrestri.
Come si e' detto, malgrado esistano numerose
testimonianze, vere o fasulle che siano, di entita' non riconducibili alla
nostra specie, in via ufficiale ancora non v'e' alcuna affermazione che ne
avalli l'esistenza, anche se qualche illustre scienziato ipotizza realistica
una probabile forma di vita extraterrestre.
Se fossimo in completo disarmo e subissimo un attacco
improvviso, avremmo molto da rammaricarci per l'ingenuita' in cui verremmo
sorpresi. Se al contrario fossimo ben attrezzati le nostre armi sarebbero
senz'altro reperti archeologici, al confronto delle tecnologie di una civilta'
capace di invaderci e minacciare la nostra stabilita', ma, almeno, quel libero
arbitrio di cui si e' accennato, non verrebbe oltremodo tradito dall'inerme
sottomissione a chiunque utilizzi la forza contro la nostra volonta', come in
cielo, cosi' in terra. Infatti, la possibilita' che improvvisamente un capo di
Stato o un magnate dell'industria, o un gruppo di potenti si unisca, perche'
accecati dal potere di sottomettere un popolo o una nazione ai propri voleri, a
differenza delle entita' extraplanetarie, esiste ed e' reale, giacche' la
storia ce lo insegna. E’ pertanto indispensabile far fronte a tale tipo di
evenienza, disponendo una forza militare collettiva, a carattere globale, che
sovrintenda alla pace e alla sicurezza di tutto il pianeta. Un potere
sottoposto a piu' controlli e subordinato a speciali procedure esecutive che
possibilmente coinvolgano responsabilmente, con meccanismi a cascata, anche gli
strati piu' elementari del potere stesso, onde scongiurare il rischio reale di
un golpe mondiale.
Il presupposto fondamentale per l'attuazione di tale
tipo di organizzazione e' il sistema democratico, quindi, tornando alla nostra
realta' frazionata, sarebbe propedeutica all'abbattimento dei confini
internazionali, una pianificazione globale degli Stati a quel sistema di
riferimento, sebbene ancora imperfetto nella sua concezione, e ben considerando
che le capacita' persuasive di oratori rivelatisi sanguinari assassini, hanno
indotto taluni movimenti di massa ad eleggerli quali loro rappresentanti.
In tale ottica sarebbe auspicabile l’interruzione
delle relazioni diplomatiche intercorrenti fra paesi democratici e non, sebbene
questi ultimi, negli interscambi economici,
giochino a volte ruoli di grande importanza economica.
La sottomissione dei princìpi democratici alle logiche
economiche, a lungo andare, riflette il conflitto fra l'economia ed il libero
arbitrio. E' quest'ultimo che rende possibile lo sviluppo economico, mai che
l'economia garantisca la liberta'. In un contesto di isolamento forzato di
tutte le realta’ politiche non in linea
con il radicale rispetto dei diritti dell'uomo, la democrazia rischia di
interpretare un ruolo a sua volta dispotico. E’ quindi basilare comprendere che
e' proprio l'esaltazione dell'essere umano quale forma di vita originale ed
universale, che giustifica l'imposizione del rispetto dei suoi diritti/doveri.
Non accade per inverso, che l'imposizione del rispetto verso un solo individuo
che rappresenta il potere assoluto, garantisca la liberta' dei cittadini.
La democrazia, per sua naturale vocazione, quando
amministrata con saggezza e competenza, e' portatrice di liberta', di
autoconsapevolezza, quindi di sviluppo economico, quindi di ricchezza e
pertanto di maggiore benessere e cultura.
Il sano processo evolutivo di un gruppo sociale
democratico basato sull'economia reale, produce inevitabilmente i suoi frutti.
E' indispensabile che l'intero pianeta viva in condizioni di benessere nel
rispetto dei principi ambientali, sociali e religiosi.
In proposito
e' fondamentale che il culto di ogni
dogma religioso, quale espressione di una fede che rispecchia la tradizione e
la cultura di una data civilta', non interferisca nel modo piu' assoluto con le
problematiche di ordine politico ed economico, le quali, a loro volta, non
hanno alcun titolo ad influenzare i sentimenti spirituali. Un mondo unito non
e' un concetto piatto, monotematico come potrebbe apparire, al contrario, e'
proprio il modello democratico a garantirne la variegata conformazione politica,
sociale e culturale.
Professando il rispetto per taluni principi
universali, il sistema democratico riconosce le capacita' dell'uomo, gli riconosce la possibilita' di
intervento nel tessuto sociale, cosicche' egli sia riconosciuto dall'intera
collettivita', lo attrezza degli strumenti necessari, lo tutela e pretende
fedelta’ per il rispetto delle regole, con conseguente sviluppo
economico-sociale.
Come detto si tratta di un processo lento che
indirizza con costante regolarita' le sue risorse verso un'instancabile
dialettica riformatrice.
Uno fra i principali fattori che offre resistenza alla
possibile unificazione globale, e' certamente la disparita' dei mercati, sia in
termini valutari che di PIL procapite e costo del lavoro.
Le diverse
realta' economiche soffrono di retaggi culturali trascorsi ed attuali che
determinano differenti valutazioni in termini economici, tanto da rendere
appetibili particolari piazze a discapito di altre. L'eventuale idea
unificatrice nella sua visione prospettica, porrebbe termine ad ogni tipo di
speculazione in atto sulle diversita' dei mercati, valorizzando la competizione
quale mezzo unicamente finalizzato al wellfare, ovvero al benessere sociale.
Inoltre semplificherebbe di molto ogni tipo di transazione restituendo tempo ed
energie da impiegare su altri fronti.
Il successo di tale intervento costituirebbe
l'adeguato risarcimento agli atavici sfruttamenti di territori ricchi di
risorse naturali e caratterizzati da un economia essenzialmente povera, per
volere intenzionale e programmato di chi aveva ed ha interesse al loro
sottosviluppo.
Naturalmente il prezzo dei costi finali, sarebbe a
carico di chi ha sempre giovato del GAP economico-culturale, nel senso che,
nella necessita’ di apportare un equilibrio economico globale, sara’
indispensabile che cordate di Stati, Organizzazioni Governative e non,
Istituzioni Mondiali, Associazioni di Volontariato e filantropia privata
organizzata, collaborino fattivamente al saldo di quanto risulta mancante alla
bilancia globale del benessere.
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