Insieme alla politica, l’economia e il diritto,
naturalmente, costituiscono le colonne fondanti di tutta l'organizzazione di un
paese. Come anticipato, l'economia nasce con l'esigenza di soddisfare i propri
bisogni, nell'ordine, primari, secondari e cosi' via sino ai piu’ superflui. Ha
contribuito in maniera determinante allo sviluppo economico di ogni nazione e
del mondo intero. La produzione, il commercio, i servizi, hanno creato di fatto
un tessuto sociale intrecciato, nel quale popoli e culture dei vari territori
hanno mutuamente approfondito le conoscenze, gli usi ed i costumi, non senza
conflitti. Il diritto d'altro canto, che
disciplina la civile convivenza, si occupa dell'organizzazione posta alla base
dei concetti economici piu' elementari, creando l’equilibrio necessario
affinche' l'economia non trasformi se stessa in forza egemonica incontrastata.
Teoricamente ogni norma varata in ambito economico,
tiene conto di tutto un complesso di fattori che, inevitabilmente
interlacciati, sono comunque influenzati dalla piu' piccola fluttuazione
economica.
In via generale, si e' stabilito un equilibrio, che, a
seconda dei momenti storici, vacilla o si consolida creando ripercussioni e/o
vantaggi all'intero pianeta.
Oggi, piu' che mai, l'economia rappresenta il primo
potere in grado di sovvertire ogni valore e la sua gestione, ovvero il
controllo esercitato su di essa al fine di evitare conseguenze negative a
carattere globale, come per esempio le grandi depressioni mondiali hanno
insegnato, appare compito difficile e delicato.
Grandi
economisti e persino premi Nobel illustri, hanno spesso fallito nelle
previsioni sull'andamento economico, per i limiti oggettivi di cui soffre
l'intera organizzazione economica(Crisi Imprevista).
V'e da considerare che i dati ufficiali e disponibili
per l'azzardo su ipotetiche previsioni, non rispondono all'effettivo flusso
economico-finanziario, il cui ammontare rappresenterebbe l'incognita piu'
scandalosa.
Forse di
recente, qualche passo in avanti e' stato effettuato, con l'abolizione del segreto
bancario in taluni paesi (Segreto Bancario), ma la misura non e' ancora sufficiente. Quanto e' ricco
il mondo ? La sua popolazione e' per lo piu' ricca o povera ? Le risposte, in
base a studi condotti, sempre da stime ufficiali, risulta sconfortante. La
meta' della ricchezza del mondo appartiene a poche centinaia di individui. Il
resto della popolazione mondiale possiede l'altra meta' della ricchezza (I Padroni del Mondo).
Se quindi per sottrazione, escludiamo ricchi e
benestanti, pochi anch'essi, avremo la visione di un mondo per nulla adeguato,
rispetto ai tempi tecnologici in corso. Solo ai fini contabili, la ricchezza
totale mondiale, ufficiale e non, patrimoniale e liquida, sarebbe sufficiente a
scongiurare molte delle piaghe che affliggono il mondo. La poverta' di massa e'
problema di grande attualita'. Essa porta con se conseguenze serie su diversi
altri fronti, e v'e' da riconoscere il ruolo determinante svolto da isolati
filantropi, non ancora arresi a quest'emergenza, e da volontari integerrimi
altruisti, che lavorano presso le numerose associazioni governative e non,
sparse per il mondo.
Attualmente, la poverta', risulta essere la minaccia
globale piu' significativa, potenzialmente capace di sovvertire le sorti di
molti altri cittadini benestanti. Il clima di rifiuto in atto nei paesi
europei, delle migrazioni di massa causate da guerre e miseria, e' sufficiente
a descrivere il panico suscitato per le iniziative da intraprendere, le
impegnative decisioni da fronteggiare e per l'impreparazione generale a tale
tipo di emergenza.
Quasi fosse un ordigno ad orologeria, lo spostamento
simultaneo di grandi proporzioni di popolo, crea il subbuglio in seno alla
societa' organizzata, la quale, benche' costituzionalmente solidale
nell'ospitalita' di profughi di guerra, risulta del tutto sprovvista degli
strumenti atti a tale tipo di evenienza.
L'era
industriale, che necessitava di forza lavoro continua, per lo sviluppo di
territori estesi, e' cessata ed il tecnicismo affermatosi nel corso dell'ultimo
cinquantennio, ha determinato il mutamento radicale degli investimenti nelle
risorse umane. L'era digitale e' affamata di cervelli, non piu' di muscoli e
sudore, e cio’ determina l’ascesa del nuovo proletariato basato sulla
conoscenza anziche’ sulla forza fisica. Le grandi multinazionali, che registrano
bilanci molto piu' attivi di quelli di vari stati, sono poco o per nulla
coinvolte dall'emergenza internazionale, che oltre al fenomeno migratorio, come
un effetto domino, include scandali su speculazioni finanziarie, fallimenti a
catena, disoccupazione galoppante, indici inflattivi monetari manipolati, (Forze Cospiratrici), prospettive di crescita futura pari a zero e andamento
demografico in crescita . Solo a scopo evasivo, tornando all'esistenza di Dick,
rinchiusa all'interno di una piccola quanto ignobile vita codificata, verrebbe
da sospettare che tutto sia parte di un gioco macabro molto piu' ampio, teso a
destabilizzare l'intera compagine economico-sociale. Purtroppo, a meno che la
menzogna abbia sostituito la verita', i media quotidianamente confermano la
triste realta' a cui oramai siamo abituati.
La vita prosegue in moto inerziale, come avessimo una
rivoltella con una sola pallottola, puntata al cervello, e giorno per giorno ne
ascoltassimo il click di sollievo, fino a quello esplosivo.
Il consumo costituisce il fulcro essenziale
dell'economia. Gli studi effettuati nel corso dell'ultimo secolo hanno
evidenziato che esiste una psicologia dei consumi sulla quale ogni buon
venditore ha realizzato la sua fortuna. Se dapprima gli acquisti di massa erano
basati sulle strette necessita'
dell'individuo, col passare del tempo e con l'incremento del benessere,
essi si sono rivolti sempre piu’ a beni e servizi di scarsa utilita' durevole,
determinando l'inizio dell'era consumistica e della civilta' dei rifiuti.
Quanto piu' le percentuali dei consumi s'innalzavano, tanto piu' i profitti
lievitavano insieme al progressivo aumento dei rifiuti. Si e' imposto lo slogan
dell'usa e getta, la cui produzione di beni ad uso non ripetuto e' apparsa
conveniente creando occupazione e maggiori scambi commerciali.
E' nata quindi anche l'economia dei rifiuti la cui
problematica tutt'oggi affligge diversi paesi fra i piu' sviluppati. La
globalizzazione commerciale in essere ha reso possibile, con l'ausilio delle
piu' avanzate tecniche di comunicazione e trasporti, reperire qualsiasi
prodotto quasi ovunque.
Cio' ha senz'altro favorito le economie povere, le
quali, sfruttando i canali di distribuzione moderni, sono riuscite a piazzare
prodotti e articoli locali altrimenti chiusi entro i confini limitati del
proprio territorio. Anche l'incremento del turismo ha contribuito notevolmente
a rafforzare le produzioni interne nonche' a determinare la sua emersione e la
sua affermazione quale risorsa economica fra le piu' qualificate.
Parallelamente, lo sviluppo della tecnologia, ha
generato la new economy, uno dei settori piu' importanti e decisivi del terzo
millennio, ovvero l'informatica applicata, regno incontrastato degli
investimenti attuali e futuri. Il concetto di automazione e' subentrato in
molti settori della produzione, determinando il trasferimento di competenze
oramai obsolete e creando nuove specialita' generazionali. I poteri economico e
finanziario hanno in breve tempo assunto proporzioni notevoli sebbene, con
costante sistematicita', si assiste a crolli borsistici e default imprevisti a
causa di capitalizzazioni fittizie, in cui i risparmiatori risultano essere le
vere vittime di truffe colossali.
La crisi piu' recente in ambito finanziario porta con
se' strascichi tutt'oggi evidenti, i cui effetti si ripercuotono sull'intero
assett mondiale, determinando sfiducia, irrigidimento dei mercati, deflazione e
recessione. L'incertezza del diritto in ambito locale, ove presente, produce
altresi' effetti recessivi negli investimenti, deviando i capitali verso mercati diversi e piu’ affidabili,
penalizzando, quindi, quelli dove la corruzione e' divenuta la regola primaria.
Se da un lato il mondo ribolle in un continuo divenire
negli obiettivi e nelle aspettative, dettato dall'eccessiva velocita' dello
sviluppo tecnologico troppo avanguardistico rispetto ai tempi ed alla cultura
media internazionale, dall'altro si assiste alla massificazione sempre piu'
vasta delle produzioni una volta riservate a clientele d'elite. Il lusso ha
imboccato il percorso democratico, concedendo la possibilita’ di fruizione di
brandelli di avanzi, non piu’ graditi ai facoltosi, per noia o saturazione,
anche agli strati sociali medi e, di
pari passo, il solco divisorio fra societa'
benestante e quella meno abbiente, diviene piu' marcato e percettibile, creando
dissapori, discriminazioni se non anche fenomeni isolati di razzismo reciproco.
Le vigilanze
governative sui fenomeni dell'economia e finanza selvagge richiedono sempre
piu' impegno e specializzazione. Non mancano i casi in cui, volontariamente, si
chiudono uno o due occhi nel nome dell’economia. In questa ottica, la politica
perde la sua funzione primaria svilendo i suoi propositi e tradendo ancora una
volta il mandato elettorale.
Il
potere legislativo, strumento ad
esclusivo utilizzo governativo, ma anche popolare in via referendaria, nel suo
spirito piu' puro, dovrebbe all'occorrenza essere utilizzato per determinare
gli equilibri necessari affinche' non si creino conflitti costituzionali fra i
paesi attori nella contrattazione (Alleanze Economiche).
Al contrario, emergono inequivocabilmente gli
interessi dettati dalle regole del mercato e dell'economia, in virtu' di una
pace ipocritamente propagandata.
I princìpi
teorici che hanno cosi' mirabilmente condotto il pensiero verso l'evoluzione
della civilta', verso l'affrancamento dalla miseria e dalla schiavitu' e verso
la fruizione sempre piu' estesa dei diritti, vengono calpestati nel nome di un
unico Dio in terra: l'economia.
Nasce spontaneo chiedersi se essa sara' mai a svolgere quel ruolo di livellamento
pianificatore necessario fra un governo e l'altro come anche fra un popolo e
l'altro, oppure se sia la politica la principale fautrice di quella
trasformazione globale in cui il buon senso comune ripone le proprie speranze.
Fino a quando
ci sara' qualcuno il cui ideale risponde alla indiscriminata sottomissione del
popolo al ruolo di sudditanza, sara' difficile costruire le basi per il
riconoscimento generale della democrazia e dei suoi principi.
Un'attenzione particolare, in riferimento al ruolo
dell'economia, va rivolto necessariamente alle fonti energetiche. Il secolo
trascorso ha assistito al progressivo incremento dei consumi in ambito
energetico. Il carbone ha ceduto il proprio ruolo da protagonista al petrolio
ed attualmente sono in corso investimenti massicci su tutti i settori relativi
alle energie rinnovabili, cosicche' in un tempo futuro, si spera non troppo
remoto, l'energia diverra' una risorsa disponibile pressoche’ gratuitamente. Le
grandi riserve di petrolio che vanno esaurendosi poco a poco, lasceranno il
mercato all'energia idrica, eolica, solare e quant'altro sara' disponibile alla
luce dei nuovi ritrovati tecnologici. Si prevede, con buona probabilita' di
successo, lo sviluppo di centrali nucleari a fusione fredda entro i prossimi
cent'anni, molto piu' sicure e convenienti delle attuali. Anche le ricerche
spaziali indagano su altrettante fonti energetiche pulite, ma di certo le
attese riguarderanno un futuro troppo lontano, per essere goduto appieno dalle
nuove generazioni contemporanee.
E' altresi' credibile, benche' non chiaramente
ufficiale, che gia' attualmente si disponga di tecnologie molto avanzate non
immesse sul mercato per evidente precauzione economica, in grado di fornire
energia gratuita al pianeta intero. Lo sconvolgimento del mercato petrolifero,
il cui ruolo presente e' determinante, comporterebbe conseguenze devastanti
sulla produzione e sui consumi di numerosi settori economici, in cui la fonte
sotterranea e' primaria. Si da' per certo che ogni settore tecnologico stia
sviluppando tecniche e ritrovati avveniristici di cui non siamo ne' a
conoscenza, ne' alla portata intellettiva della fruizione. Vale a dire che
molto materiale ribolle nel sottosuolo della ricerca e che molte saranno le
influenze economiche che tali ricerche comportano. Anche qui la vigilanza di governi e
istituzioni latita, se non anche la conoscenza di talune informazioni,
costituirebbe persino segreto di Stato.
L'energia rappresenta la grande scommessa del futuro,
se gestita e governata con la dovuta onesta' morale e intellettuale. In caso
contrario, potrebbe costituire l'ennesima minaccia alla pacifica convivenza dei
popoli, tenuto conto delle guerre gia’ scatenate per l'accaparramento dell'oro
nero e dei suoi territori.
L'economia come si e' detto vive in uno stato di
equilibrio delicato, la cui stabilita' ricade sotto il controllo dei governi e
della loro politica.
Come l'impianto democratico riesce ad affermare i
propri princìpi in virtu' di poteri contrapposti che ne garantiscono
l'imparzialita' e la sicurezza, così anche l'economia, tutto sommato, si fonda
sul bilanciamento di valori che ne assicurano la solidita' e la sua costanza
nel tempo.
Quando anticamente la moneta sostitui' il baratto nei
rapporti di scambio, il suo valore economico era garantito dal metallo nobile
di cui era costituita. Ovvero ogni moneta, d'oro o argento che fosse, col suo
peso riusciva a esprimere il valore cui le era attribuito nel potere di
acquisto. Quando vennero introdotte le banconote, il cui valore intrinseco non
corrispondeva affatto al suo potere d'acquisto, lo Stato reggente si premuro'
di garantire, con corrispondenti riserve d'oro adeguatamente protette, il
valore espresso dalla moneta cartacea, a garanzia e tutela dei consumatori e
del mercato in generale. Il sistema attuale e' il medesimo, ossia ,le riserve
di metallo nobile cosi' costituite, dovrebbero garantire l'ammontare totale del
valore delle monete e banconote poste in circolazione.
Il condizionale e' doveroso in considerazione della
non trascurabile quantita' di banconote falsificate immesse sul mercato. Un
fenomeno presente in particolar modo laddove il periodico cambiamento del
formato e dell'aspetto di ogni assegno al portatore, necessario sia a
contrastare l'intenzione e la diffusione di denaro falsificato che la
svalutazione di fatto del suo valore, non avviene da lungo tempo.
Lo stesso sistema d'equilibrio e' previsto in ogni
gestione societaria privata, in virtu' del quale, il creditore ripone la sua
fiducia nell'ammontare del capitale sociale dichiarato e depositato dalla
societa' stessa. L'esempio piu' palese e' rappresentato dai depositi effettuati
presso banche e istituti di credito in generale, i quali, nel rispetto di
importanti parametri debitori e creditori stabiliti per un corretto
funzionamento, sono garantiti, o dovrebbero (condizionale sempre doveroso), per
eventuali coperture improvvise, dal capitale totale dell'istituto stesso.
I recenti scandali esplosi nei settori creditizi, che
hanno determinato crisi economica e occupazionale, trovano riscontro
esattamente nella mancata corrispondenza fra fonti e impieghi, ovvero fra
impegni assunti e capitale dichiarato a garanzia degli stessi impegni.
Come anche la collocazione sul mercato di titoli
azionari e obbligazionari finalizzati alla raccolta del risparmio, senza
adeguate coperture, hanno causato l'effetto domino fallimentare ripercosso su
tutti i mercati mondiali.
L'equilibrio di cui in parola non e' stato rispettato
ne' i controlli preposti sulle societa' quotate in borsa e loro movimentazioni
borsistiche, hanno esplicato efficacia, con gli evidenti e risaputi effetti
devastanti su tutta l'economia internazionale.
I valori
espressi dai capitali nominali dichiarati non sempre corrispondono in termini
reali all'effettiva disponibilita'
patrimoniale attiva. Tutto procede bene sino a quando la scintilla
casuale provoca una deflagrazione generale.
Un altro equilibrio essenziale, nel corso della storia
dello sviluppo industriale, poco a poco si e' affermato nel delicato rapporto
fra i rischi imprenditoriali assunti dall'imprenditore ed il costo del lavoro.
Detto bilanciamento e' teso al riconoscimento reciproco, e dei rischi assunti
da chi esercita l'impresa, e dei diritti e doveri del dipendente che vi lavora.
Ogni rischio intrapreso a fini commerciali e produttivi, necessita della sua
adeguata ricompensa, non senza escludere l'importanza radicale della forza
lavoro.
La nascita dei sindacati e' dovuta alla necessita' di
tutelare e garantire il valore del lavoro dipendente, ivi inclusi i rischi e le
coperture assicurative, ed ha rappresentato un passo decisivo per
l'affermazione di quei princìpi posti alla base del vivere civile.
In ambito globale, la questione del costo del lavoro
riveste particolare importanza, per la disparita' esistente nelle varie
economie di mercato, le quali determinano convenienze e priorita' nella scelta
della localizzazione della produzione, producendo a volte squilibri se non
anche sfruttamento vero e proprio della mano d'opera.
Come si e' visto, l'equilibrio nella sua multiforme
espressione, rimane sempre e comunque una costante fondamentale, sia in ambito
politico che economico. Equilibrio, a volte precario e a volte solido, a cui e'
necessario riferirsi con sempre piu' cautela e attenzione nella particolare
visione offerta dalla complessita' odierna.
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