venerdì 5 febbraio 2016

L'ECONOMIA E IL DIRITTO (Leggi dal Principio- Febb. 2011).



Insieme alla politica, l’economia e il diritto, naturalmente, costituiscono le colonne fondanti di tutta l'organizzazione di un paese. Come anticipato, l'economia nasce con l'esigenza di soddisfare i propri bisogni, nell'ordine, primari, secondari e cosi' via sino ai piu’ superflui. Ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo economico di ogni nazione e del mondo intero. La produzione, il commercio, i servizi, hanno creato di fatto un tessuto sociale intrecciato, nel quale popoli e culture dei vari territori hanno mutuamente approfondito le conoscenze, gli usi ed i costumi, non senza conflitti.  Il diritto d'altro canto, che disciplina la civile convivenza, si occupa dell'organizzazione posta alla base dei concetti economici piu' elementari, creando l’equilibrio necessario affinche' l'economia non trasformi se stessa in forza egemonica incontrastata.
Teoricamente ogni norma varata in ambito economico, tiene conto di tutto un complesso di fattori che, inevitabilmente interlacciati, sono comunque influenzati dalla piu' piccola fluttuazione economica.
In via generale, si e' stabilito un equilibrio, che, a seconda dei momenti storici, vacilla o si consolida creando ripercussioni e/o vantaggi all'intero pianeta.
Oggi, piu' che mai, l'economia rappresenta il primo potere in grado di sovvertire ogni valore e la sua gestione, ovvero il controllo esercitato su di essa al fine di evitare conseguenze negative a carattere globale, come per esempio le grandi depressioni mondiali hanno insegnato, appare compito difficile e delicato.
Grandi economisti e persino premi Nobel illustri, hanno spesso fallito nelle previsioni sull'andamento economico, per i limiti oggettivi di cui soffre l'intera organizzazione economica(Crisi Imprevista).
V'e da considerare che i dati ufficiali e disponibili per l'azzardo su ipotetiche previsioni, non rispondono all'effettivo flusso economico-finanziario, il cui ammontare rappresenterebbe l'incognita piu' scandalosa.
Forse di recente, qualche passo in avanti e' stato effettuato, con l'abolizione del segreto bancario in taluni paesi (Segreto Bancario), ma la misura non e' ancora sufficiente. Quanto e' ricco il mondo ? La sua popolazione e' per lo piu' ricca o povera ? Le risposte, in base a studi condotti, sempre da stime ufficiali, risulta sconfortante. La meta' della ricchezza del mondo appartiene a poche centinaia di individui. Il resto della popolazione mondiale possiede l'altra meta' della ricchezza (I Padroni del Mondo).
Se quindi per sottrazione, escludiamo ricchi e benestanti, pochi anch'essi, avremo la visione di un mondo per nulla adeguato, rispetto ai tempi tecnologici in corso. Solo ai fini contabili, la ricchezza totale mondiale, ufficiale e non, patrimoniale e liquida, sarebbe sufficiente a scongiurare molte delle piaghe che affliggono il mondo. La poverta' di massa e' problema di grande attualita'. Essa porta con se conseguenze serie su diversi altri fronti, e v'e' da riconoscere il ruolo determinante svolto da isolati filantropi, non ancora arresi a quest'emergenza, e da volontari integerrimi altruisti, che lavorano presso le numerose associazioni governative e non, sparse per il mondo.
Attualmente, la poverta', risulta essere la minaccia globale piu' significativa, potenzialmente capace di sovvertire le sorti di molti altri cittadini benestanti. Il clima di rifiuto in atto nei paesi europei, delle migrazioni di massa causate da guerre e miseria, e' sufficiente a descrivere il panico suscitato per le iniziative da intraprendere, le impegnative decisioni da fronteggiare e per l'impreparazione generale a tale tipo di emergenza.
Quasi fosse un ordigno ad orologeria, lo spostamento simultaneo di grandi proporzioni di popolo, crea il subbuglio in seno alla societa' organizzata, la quale, benche' costituzionalmente solidale nell'ospitalita' di profughi di guerra, risulta del tutto sprovvista degli strumenti atti a tale tipo di evenienza.
L'era industriale, che necessitava di forza lavoro continua, per lo sviluppo di territori estesi, e' cessata ed il tecnicismo affermatosi nel corso dell'ultimo cinquantennio, ha determinato il mutamento radicale degli investimenti nelle risorse umane. L'era digitale e' affamata di cervelli, non piu' di muscoli e sudore, e cio’ determina l’ascesa del nuovo proletariato basato sulla conoscenza anziche’ sulla forza fisica. Le grandi multinazionali, che registrano bilanci molto piu' attivi di quelli di vari stati, sono poco o per nulla coinvolte dall'emergenza internazionale, che oltre al fenomeno migratorio, come un effetto domino, include scandali su speculazioni finanziarie, fallimenti a catena, disoccupazione galoppante, indici inflattivi monetari manipolati, (Forze Cospiratrici), prospettive di crescita futura pari a zero e andamento demografico in crescita . Solo a scopo evasivo, tornando all'esistenza di Dick, rinchiusa all'interno di una piccola quanto ignobile vita codificata, verrebbe da sospettare che tutto sia parte di un gioco macabro molto piu' ampio, teso a destabilizzare l'intera compagine economico-sociale. Purtroppo, a meno che la menzogna abbia sostituito la verita', i media quotidianamente confermano la triste realta' a cui oramai siamo abituati.
La vita prosegue in moto inerziale, come avessimo una rivoltella con una sola pallottola, puntata al cervello, e giorno per giorno ne ascoltassimo il click di sollievo, fino a quello esplosivo.
Il consumo costituisce il fulcro essenziale dell'economia. Gli studi effettuati nel corso dell'ultimo secolo hanno evidenziato che esiste una psicologia dei consumi sulla quale ogni buon venditore ha realizzato la sua fortuna. Se dapprima gli acquisti di massa erano basati sulle strette necessita'  dell'individuo, col passare del tempo e con l'incremento del benessere, essi si sono rivolti sempre piu’ a beni e servizi di scarsa utilita' durevole, determinando l'inizio dell'era consumistica e della civilta' dei rifiuti. Quanto piu' le percentuali dei consumi s'innalzavano, tanto piu' i profitti lievitavano insieme al progressivo aumento dei rifiuti. Si e' imposto lo slogan dell'usa e getta, la cui produzione di beni ad uso non ripetuto e' apparsa conveniente creando occupazione e maggiori scambi commerciali.
E' nata quindi anche l'economia dei rifiuti la cui problematica tutt'oggi affligge diversi paesi fra i piu' sviluppati. La globalizzazione commerciale in essere ha reso possibile, con l'ausilio delle piu' avanzate tecniche di comunicazione e trasporti, reperire qualsiasi prodotto quasi ovunque.
Cio' ha senz'altro favorito le economie povere, le quali, sfruttando i canali di distribuzione moderni, sono riuscite a piazzare prodotti e articoli locali altrimenti chiusi entro i confini limitati del proprio territorio. Anche l'incremento del turismo ha contribuito notevolmente a rafforzare le produzioni interne nonche' a determinare la sua emersione e la sua affermazione quale risorsa economica fra le piu' qualificate.
Parallelamente, lo sviluppo della tecnologia, ha generato la new economy, uno dei settori piu' importanti e decisivi del terzo millennio, ovvero l'informatica applicata, regno incontrastato degli investimenti attuali e futuri. Il concetto di automazione e' subentrato in molti settori della produzione, determinando il trasferimento di competenze oramai obsolete e creando nuove specialita' generazionali. I poteri economico e finanziario hanno in breve tempo assunto proporzioni notevoli sebbene, con costante sistematicita', si assiste a crolli borsistici e default imprevisti a causa di capitalizzazioni fittizie, in cui i risparmiatori risultano essere le vere vittime di truffe colossali.
La crisi piu' recente in ambito finanziario porta con se' strascichi tutt'oggi evidenti, i cui effetti si ripercuotono sull'intero assett mondiale, determinando sfiducia, irrigidimento dei mercati, deflazione e recessione. L'incertezza del diritto in ambito locale, ove presente, produce altresi' effetti recessivi negli investimenti, deviando i capitali verso  mercati diversi e piu’ affidabili, penalizzando, quindi, quelli dove la corruzione e' divenuta la regola primaria.
Se da un lato il mondo ribolle in un continuo divenire negli obiettivi e nelle aspettative, dettato dall'eccessiva velocita' dello sviluppo tecnologico troppo avanguardistico rispetto ai tempi ed alla cultura media internazionale, dall'altro si assiste alla massificazione sempre piu' vasta delle produzioni una volta riservate a clientele d'elite. Il lusso ha imboccato il percorso democratico, concedendo la possibilita’ di fruizione di brandelli di avanzi, non piu’ graditi ai facoltosi, per noia o saturazione, anche agli strati sociali medi  e, di pari passo, il solco divisorio fra societa'  benestante e quella meno abbiente, diviene  piu' marcato e percettibile, creando dissapori, discriminazioni se non anche fenomeni isolati di razzismo reciproco.
 Le vigilanze governative sui fenomeni dell'economia e finanza selvagge richiedono sempre piu' impegno e specializzazione. Non mancano i casi in cui, volontariamente, si chiudono uno o due occhi nel nome dell’economia. In questa ottica, la politica perde la sua funzione primaria svilendo i suoi propositi e tradendo ancora una volta il mandato elettorale.
Il potere legislativo,  strumento ad esclusivo utilizzo governativo, ma anche popolare in via referendaria, nel suo spirito piu' puro, dovrebbe all'occorrenza essere utilizzato per determinare gli equilibri necessari affinche' non si creino conflitti costituzionali fra i paesi attori nella contrattazione (Alleanze Economiche).
Al contrario, emergono inequivocabilmente gli interessi dettati dalle regole del mercato e dell'economia, in virtu' di una pace ipocritamente propagandata.
 I princìpi teorici che hanno cosi' mirabilmente condotto il pensiero verso l'evoluzione della civilta', verso l'affrancamento dalla miseria e dalla schiavitu' e verso la fruizione sempre piu' estesa dei diritti, vengono calpestati nel nome di un unico Dio in terra: l'economia.
Nasce spontaneo chiedersi se essa sara' mai  a svolgere quel ruolo di livellamento pianificatore necessario fra un governo e l'altro come anche fra un popolo e l'altro, oppure se sia la politica la principale fautrice di quella trasformazione globale in cui il buon senso comune ripone le proprie speranze.
 Fino a quando ci sara' qualcuno il cui ideale risponde alla indiscriminata sottomissione del popolo al ruolo di sudditanza, sara' difficile costruire le basi per il riconoscimento generale della democrazia e dei suoi principi.
Un'attenzione particolare, in riferimento al ruolo dell'economia, va rivolto necessariamente alle fonti energetiche. Il secolo trascorso ha assistito al progressivo incremento dei consumi in ambito energetico. Il carbone ha ceduto il proprio ruolo da protagonista al petrolio ed attualmente sono in corso investimenti massicci su tutti i settori relativi alle energie rinnovabili, cosicche' in un tempo futuro, si spera non troppo remoto, l'energia diverra' una risorsa disponibile pressoche’ gratuitamente. Le grandi riserve di petrolio che vanno esaurendosi poco a poco, lasceranno il mercato all'energia idrica, eolica, solare e quant'altro sara' disponibile alla luce dei nuovi ritrovati tecnologici. Si prevede, con buona probabilita' di successo, lo sviluppo di centrali nucleari a fusione fredda entro i prossimi cent'anni, molto piu' sicure e convenienti delle attuali. Anche le ricerche spaziali indagano su altrettante fonti energetiche pulite, ma di certo le attese riguarderanno un futuro troppo lontano, per essere goduto appieno dalle nuove generazioni contemporanee.
E' altresi' credibile, benche' non chiaramente ufficiale, che gia' attualmente si disponga di tecnologie molto avanzate non immesse sul mercato per evidente precauzione economica, in grado di fornire energia gratuita al pianeta intero. Lo sconvolgimento del mercato petrolifero, il cui ruolo presente e' determinante, comporterebbe conseguenze devastanti sulla produzione e sui consumi di numerosi settori economici, in cui la fonte sotterranea e' primaria. Si da' per certo che ogni settore tecnologico stia sviluppando tecniche e ritrovati avveniristici di cui non siamo ne' a conoscenza, ne' alla portata intellettiva della fruizione. Vale a dire che molto materiale ribolle nel sottosuolo della ricerca e che molte saranno le influenze economiche che tali ricerche comportano.  Anche qui la vigilanza di governi e istituzioni latita, se non anche la conoscenza di talune informazioni, costituirebbe persino segreto di Stato.
L'energia rappresenta la grande scommessa del futuro, se gestita e governata con la dovuta onesta' morale e intellettuale. In caso contrario, potrebbe costituire l'ennesima minaccia alla pacifica convivenza dei popoli, tenuto conto delle guerre gia’ scatenate per l'accaparramento dell'oro nero e dei suoi territori.
L'economia come si e' detto vive in uno stato di equilibrio delicato, la cui stabilita' ricade sotto il controllo dei governi e della loro politica.
Come l'impianto democratico riesce ad affermare i propri princìpi in virtu' di poteri contrapposti che ne garantiscono l'imparzialita' e la sicurezza, così anche l'economia, tutto sommato, si fonda sul bilanciamento di valori che ne assicurano la solidita' e la sua costanza nel tempo.
Quando anticamente la moneta sostitui' il baratto nei rapporti di scambio, il suo valore economico era garantito dal metallo nobile di cui era costituita. Ovvero ogni moneta, d'oro o argento che fosse, col suo peso riusciva a esprimere il valore cui le era attribuito nel potere di acquisto. Quando vennero introdotte le banconote, il cui valore intrinseco non corrispondeva affatto al suo potere d'acquisto, lo Stato reggente si premuro' di garantire, con corrispondenti riserve d'oro adeguatamente protette, il valore espresso dalla moneta cartacea, a garanzia e tutela dei consumatori e del mercato in generale. Il sistema attuale e' il medesimo, ossia ,le riserve di metallo nobile cosi' costituite, dovrebbero garantire l'ammontare totale del valore delle monete e banconote poste in circolazione.
Il condizionale e' doveroso in considerazione della non trascurabile quantita' di banconote falsificate immesse sul mercato. Un fenomeno presente in particolar modo laddove il periodico cambiamento del formato e dell'aspetto di ogni assegno al portatore, necessario sia a contrastare l'intenzione e la diffusione di denaro falsificato che la svalutazione di fatto del suo valore, non avviene da lungo tempo.
Lo stesso sistema d'equilibrio e' previsto in ogni gestione societaria privata, in virtu' del quale, il creditore ripone la sua fiducia nell'ammontare del capitale sociale dichiarato e depositato dalla societa' stessa. L'esempio piu' palese e' rappresentato dai depositi effettuati presso banche e istituti di credito in generale, i quali, nel rispetto di importanti parametri debitori e creditori stabiliti per un corretto funzionamento, sono garantiti, o dovrebbero (condizionale sempre doveroso), per eventuali coperture improvvise, dal capitale totale dell'istituto stesso.
I recenti scandali esplosi nei settori creditizi, che hanno determinato crisi economica e occupazionale, trovano riscontro esattamente nella mancata corrispondenza fra fonti e impieghi, ovvero fra impegni assunti e capitale dichiarato a garanzia degli stessi impegni.
Come anche la collocazione sul mercato di titoli azionari e obbligazionari finalizzati alla raccolta del risparmio, senza adeguate coperture, hanno causato l'effetto domino fallimentare ripercosso su tutti i mercati mondiali.
L'equilibrio di cui in parola non e' stato rispettato ne' i controlli preposti sulle societa' quotate in borsa e loro movimentazioni borsistiche, hanno esplicato efficacia, con gli evidenti e risaputi effetti devastanti su tutta l'economia internazionale.
 I valori espressi dai capitali nominali dichiarati non sempre corrispondono in termini reali all'effettiva disponibilita'  patrimoniale attiva. Tutto procede bene sino a quando la scintilla casuale provoca una deflagrazione generale.
Un altro equilibrio essenziale, nel corso della storia dello sviluppo industriale, poco a poco si e' affermato nel delicato rapporto fra i rischi imprenditoriali assunti dall'imprenditore ed il costo del lavoro. Detto bilanciamento e' teso al riconoscimento reciproco, e dei rischi assunti da chi esercita l'impresa, e dei diritti e doveri del dipendente che vi lavora. Ogni rischio intrapreso a fini commerciali e produttivi, necessita della sua adeguata ricompensa, non senza escludere l'importanza radicale della forza lavoro.
La nascita dei sindacati e' dovuta alla necessita' di tutelare e garantire il valore del lavoro dipendente, ivi inclusi i rischi e le coperture assicurative, ed ha rappresentato un passo decisivo per l'affermazione di quei princìpi posti alla base del vivere civile.
In ambito globale, la questione del costo del lavoro riveste particolare importanza, per la disparita' esistente nelle varie economie di mercato, le quali determinano convenienze e priorita' nella scelta della localizzazione della produzione, producendo a volte squilibri se non anche sfruttamento vero e proprio della mano d'opera.
Come si e' visto, l'equilibrio nella sua multiforme espressione, rimane sempre e comunque una costante fondamentale, sia in ambito politico che economico. Equilibrio, a volte precario e a volte solido, a cui e' necessario riferirsi con sempre piu' cautela e attenzione nella particolare visione offerta dalla complessita' odierna.






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